Coronavirus

“Sapevo della pandemia prima dell’allarme”: le parole choc dello scienziato

L'epidemiologo americano Ian Lipkin ha svelato di essere a conoscenza della pandemia più di due settimane prima che la Cina lanciasse l'allarme: crolla sempre di più il "muro" cinese

“Sapevo della pandemia prima dell’allarme”: le parole choc dello scienziato

Quello che è considerato uno dei migliori epidemiologi del mondo ha ammesso di aver sentito parlare per la prima volta della pandemia a Wuhan "più di due settimane prima" che fosse divulgata agli organismi sanitari globali. La rivelazione choc di Ian Lipkin riportata dal Daily Mail, professore alla Columbia University di New York ed onorato dalla stessa Cina per il lavoro sulla prima epidemia di Sars all'inizio di questo secolo, conferma ancora una volta quanto Pechino abbia tenuto nascosto sin dall'inizio sul Covid-19.

Cosa ha detto Lipkin

In un documentario del regista Spike Lee, il Prof. Lipkin ha raccontato di aver appreso del "nuovo focolaio" il 15 dicembre 2019, ripetendo più volte giorno, mese ed anno per non essere smentito. Eppure, la Cina aveva garantito che prima di quella data i casi a Wuhan (città con 11 milioni di persone) erano stati soltanto cinque, con il paziente 1 affetto dal nuovo coronavirus accertato solo una settimana prima. In pratica, L'Organizzazione Mondiale della Sanità non ha mai saputo nulla per 16 giorni dopo che era già stato lanciato l'allarme. Questo ritardo ha permesso al virus di diffondersi rapidamente con conseguenze disastrose. "Lo sfondo del virus a Wuhan solleva ancora molte domande che hanno un disperato bisogno di risposte per assicurarci di evitare il ripetersi della pandemia che ci ha ferito tutti così gravemente", ha affermato il deputato conservatore britannico Tom Tugendhat, presidente della commissione per gli affari esteri.

La Cina è sempre meno credibile

L'intervento del professor Lipkin erode sempre di più gli sforzi della Cina che prova a coprire la verità sull'emergere della pandemia. "La Cina deve smettere di erigere barriere per garantire che il mondo possa capire cosa è successo e imparare tutte le lezioni necessarie per prevenire future pandemie", sottolinea Tugendhat. Ancora una volta si scopre l'acqua calda: Pechino ha nascosto dati, messo a tacere i medici, incarcerato giornalisti, incolpato altre nazioni e ha resistito alle inchieste sfrenate degli organismi sanitari globali. Lo scienziato americano che ha lavorato in Cina per quasi due decenni, ha anche detto a una registrazione video del centro medico della Columbia University di aver sentito parlare per la prima volta dell'epidemia "a metà dicembre 2019", in linea con quanto dichiarato nel documentario. Non solo: Lipkin ha affermato di essere stato informato dal suo partner di ricerca cinese Lu Jiahai, un professore di sanità pubblica presso un'università di Guangzhou, sul fatto che l'epidemia avrebbe potuto essere prevenuta se i sistemi di allarme avessero funzionato correttamente.

"Avrebbe potuto causare meno morti della Sars"

L'affermazione di Lipkin va contro la narrativa di Pechino secondo cui un eroico medico di Wuhan è stato il primo a segnalare il nuovo virus il 27 dicembre dopo aver visto un caso nel suo ospedale il giorno precedente. In realtà, il virus era già così dilagante che i giornalisti hanno riferito che un laboratorio privato a Guangzhou aveva "assemblato una sequenza del genoma virale quasi completa" e, vedendo la somiglianza del patogeno con la Sars, aveva passato i dati all'Accademia cinese delle scienze mediche. Il Prof. Lipkin, famoso cacciatore di virus che ha agito come consulente nel film Contagion, con Gwyneth Paltrow e Matt Damon, durante il suo viaggio ha incontrato il premier cinese Li Keqiang e importanti scienziati per discutere della malattia: se il mondo avesse saputo subito della potenziale pandemia, il Covid-19 avrebbe causato meno morti della Sars che fece 774 vittime dopo essere emersa nel 2002.

Il prof. Lipkin, contagiato dal Covid-19 subito dopo il suo ritorno negli Stati Uniti, è stato una figura chiave nel feroce dibattito sulle origini del virus e nel tentativo di soffocare l'ipotesi della fuga dal laboratorio da parte dell'establishment scientifico: l'eminente esperto ha condannato la colpa della Cina, ha elogiato i suoi sforzi per controllare l'epidemia ed è il co-autore di un commento estremamente influente sulla rivista Nature Medicine che escludeva la plausibilità di "qualsiasi tipo di scenario basato su laboratorio". Ma Lipkin ha ammesso che la sua opinione è cambiata dopo aver appreso che esperimenti ad alto rischio sui coronavirus dei pipistrelli sono stati condotti da scienziati di Wuhan in laboratori a bassa biosicurezza. "Se hanno centinaia di campioni di pipistrelli in arrivo e alcuni di essi non sono caratterizzati, come possono sapere se questo virus era o non era in questo laboratorio? Non lo possono sapere", ha dichiarato a giugno. "Le epidemie di malattie infettive si verificano continuamente in tutto il mondo - ha continuato - La maggior parte non viene mai all'attenzione delle organizzazioni più grandi perché non si evolvono in pandemie".

Purtroppo per il mondo, però, non è stato questo il caso del Covid-19.

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