Se Salvini la spara più grossa ​per conquistare i titoli dei tg

Il leghista: "Pulizia di massa contro i migranti". Una sparata solo per finire sui telegiornali

Se Salvini la spara più grossa ​per conquistare i titoli dei tg

Per Matteo Salvini riuscire a farsi dare del «fascista» contemporaneamente da Vendola e dal Pd, e guadagnare poi un infastidito «a Salvini non rispondo perché ho cose più importanti da fare» dalla Boldrini, significa aver fatto bingo. Specie in una giornata in cui tutta l'attenzione è puntata altrove (la guerra nel Pd), far parlare di sé non è facile, serve un talento speciale per azzeccare l'uscita giusta, un dono che al leader della Lega non manca. La giornata a Recco coi gazebo del Carroccio poteva restare confinata nelle cronache liguri se Salvini non l'avesse svoltata sganciando un siluro a gittata nazionale: «Coi migranti ci vuole una pulizia di massa anche in Italia. Via per via, quartiere per quartiere, con le maniere forti se serve, perché ci sono interi pezzi d'Italia fuori controllo». Che il segretario della Lega sia per la linea dura sui clandestini è arcinoto, ma è la scelta dei termini che fa la differenza tra una dichiarazione che si perde tra le altre e quella che scatena un caso. Anche perché ha un effetto multiplo: fa guadagnare un pezzo della scena anche ai primi che azzeccano la replica, purché sufficientemente denigratoria. Il più lesto di tutti stavolta è stato Nichi Vendola, da un po' di tempo defilato, se si eccettuano i servizi patinati sulla sua nuova vita da padre, col compagno Eddy e il figlio fatto nascere in Canada. Invece, nel rispondere per le rime al leghista, l'ex governatore pugliese ritrova tutto lo smalto: «Salvini è capace di fare il leone con i deboli mentre è una pecorella coi potenti del mondo, è un fascista perché odia chi al mondo soffre, è il simbolo di una politica degradata, è la vergogna dell'Italia». Commento a sua volta ri-commentato da Salvini su Facebook («Tra un utero in affitto e un altro, il kompagno Vendola trova il tempo di insultarmi... Voi che cosa gli rispondereste???») per scatenare i fan e amplificare la polemica. Tutto da manuale di comunicazione politica. C'è solo un altro leader che gli tiene testa, Beppe Grillo. Quasi una gara tra i due (che si contendono una parte di elettorato comune) a chi indovina la sparata del giorno. Per il comico, poi, azzeccare la battuta è il mestiere di una vita, estenderlo alla politica non richiede sforzi. E così Grillo scatena l'indignazione quando sfotte i transessuali in uno show («Una volta c'erano solo i travestiti e non c'erano i transgender... un trans è una donna col belino oppure un uomo che parla tanto»), costringe a occuparsi di lui quando propone le «giurie popolari contro le balle dei giornali» o che «il Papa paghi l'affitto per i Musei Vaticani», boutade a cui poi non segue niente, ma il casino è assicurato.

Stesso effetto raggiunto da Salvini. Gli autonomi dei centri sociali? «Sono zecche, ci vuole l'insetticida». Mussolini? «Capisco chi ne vuole uno nuovo». E via così. L'alleanza Grillo-Salvini per ora è fantapolitica, ma sulle sparate l'asse c'è già.

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