Stop ai voli diretti ​tra Russia e Ucraina

Dalla mezzanotte i due Paesi chiudono reciprocamente i propri spazi aerei mettendo fine ai voli diretti, per la prima volta nella storia delle loro antiche relazioni

Foto tratta da Wikpedia
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Ucraina e Russia si allontanano anche nei cieli: dalla mezzanotte i due Paesi chiudono reciprocamente i propri spazi aerei mettendo fine ai voli diretti, per la prima volta nella storia delle loro antiche relazioni. Una decisione che colpirà annualmente circa un milione di passeggeri causando perdite complessive per le compagnie aeree tra i 110 e i 125 milioni di dollari. Il danno maggiore lo subiranno quelle russe, con cui volano due terzi dei passeggeri.

È l’ultima mossa nella guerra delle sanzioni bilaterali dopo l’annessione della Crimea e il conflitto nel Donbass tra Kiev e i separatisti filorussi, nonostante la stabilità della tregua prevista dagli accordi di Minsk. Ad innescare la nuova escalation è stata l’Ucraina, annunciando un mese fa la messa al bando dal 25 ottobre di oltre 20 compagnie aeree russe, a partire da quella di bandiera Aeroflot. Una decisione legata alla convocazione di elezioni locali da parte dei "ribelli" tra fine ottobre-inizio novembre, e mantenuta anche dopo l’annuncio distensivo del loro rinvio a febbraio. Il Cremlino aveva reagito subito promettendo una risposta simmetrica. Finora i tentativi di mediazione in extremis sono falliti.

Secondo il ministro russo dei trasporti, Maxim Sokolov, Kiev "si è sparata su un piede" perchè il 70% dei passeggeri dei voli tra i due Paesi sono di nazionalità ucraina e migliaia di loro viaggiano in Russia per motivi di lavoro, per visitare parenti o in transito per altre destinazioni. "Con questa misura, le autorità ucraine stanno prima di tutto costringendo i loro cittadini all’isolamento nel trasporto", ha accusato.

I due Paesi condividono legami storico-culturali (Kiev è la culla della Russia) e parte delle loro popolazioni: circa 2 milioni di cittadini russi sono di etnia ucraina e 8,3 milioni di ucraini sono di etnia russa, metà dei quali vive in Crimea o nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk.

Inoltre circa 2,6 milioni di cittadini ucraini lavorano in Russia. Inevitabili quindi le proteste dei passeggeri di entrambi i Paesi, soprattutto dei viaggiatori abituali. Che ora saranno costretti a più lunghi e scomodi viaggi in treno (13 ore Mosca-Kiev) o ai più costosi voli indiretti (un terzo in più), via Minsk, Chisinau, Riga o Istanbul.

Belavia, la compagnia di bandiera bielorussa, ha già rafforzato il numero dei suoi voli mentre l’aeroporto di Minsk ambisce a diventare un hub di transito.

Il malcontento per i cieli off limits potrebbe finire domani anche nell’urna delle elezioni regionali e locali in Ucraina, le prime dopo l’Euromaidan: si tratta di un importante banco di prova elettorale - dopo la sua elezione lo scorso anno con il 54,7% - per il presidente Petro Poroshenko, in calo di popolarità secondo esperti e sondaggi per la crisi economica e la gestione del conflitto nel Donbass.

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