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Dopo la strage a Idlib, sulla Siria l'Onu si divide di nuovo

Oggi nuovi raid vicino alla zona già colpita. Guterres: "Continue violazioni"

Dopo la strage a Idlib, sulla Siria l'Onu si divide di nuovo

È all'indomani dell'ennesima strage in Siria, che ha lasciato senza vita 70 persone in un attacco con armi chimiche nella zona di Idlib, ancora nelle mani dei ribelli islamisti vicini ad al-Qaida, che il Consiglio di sicurezza dell'Onu torna a riunirsi, per discutere di una guerra che va avanti dal 2011.

"Il diritto umanitario internazionale continua a essere violato con frequenza", dice il segretario generale Antonio Guterres, arrivato a Bruxelles per la conferenza sulla Siria, all'indomani dell'attacco a Khan Shaykhun. "Ho fiducia nel fatto - ha detto - che il Consiglio di sicurezza sarà all'altezza delle sue responsabilità".

Già prevista, la riunione delle Nazioni Unite è stata anticipata dopo i fatti avvenuti ieri. Intanto nuovi raid sono stati lanciati sulla regione. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani "caccia hanno effettuato mercoledì mattina almeno cinque " nuovi attacchi vicino all'area colpita ieri. Per ora non si hanno notizie di ulteriori vittime.

Una condanna unanime. Questo vogliono America, Regno Unito e Francia, che hanno presentato in Consiglio una mozione e chiesto "una urgente ed approfondita indagine" su quanto successo a Khan Shaykhun. "Non penso che nessuno possa, ragionevolmente e verosimilmente, opporsi", ha detto il segretario per gli Affari Esteri del Regno Unito Boris Johnson.

Un'opinione non condivisa da Mosca, che ritiene "inaccettabile" la mozione e che questa mattina ha proposto la sua versione dei fatti, secondo cui un arsenale chimico dei ribelli sarebbe stato colpito accidentalmente dall'esercito siriano.

Il presidente François Hollande è inflessibile: "Gli alleati di Assad "dovranno risponderne. Anche chi è compiacente deve rendersi conto. Parlo prima dei complici. Di chi interviene in Siria e permette che gli aerei di Assad possano lanciare bombe a gas". Hollande allude indirettamente a Russia e Iran, che danno appoggio militare al regime di Damasco.

L'ambasciatore francese all'Onu, François Delattre, al Palazzo di vetro ha insistito sul fatto che la Russia, come garante della tregua stabilita in Siria a dicembre scorso e in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza Onu, "ha una responsabilità particolare che oggi deve assumersi". "L'inazione non è un'opzione", ha detto il rappresentante francese, affermando che il veto di Russia e Cina posto a gennaio scorso a un'altra risoluzione che provava a imporre sanzioni al regime siriano per l'uso di armi chimiche ha lanciato un messaggio di "impunità". Sulla stessa linea Matthew John Rycroft, rappresentante del Regno Unito, che ha assicurato che ieri a Khan Sheikhoun si sono viste "le conseguenze di questi veti. Se la Russia vuole recuperare la sua credibilità, deve unirsi a noi per condannare questo attacco" e chiedere un'indagine.

L'Italia "sostiene la bozza di risoluzione" presentata da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna per la condanna dell'attacco chimico di ieri in Siria. Lo ha detto, nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il rappresentante italiano al Palazzo di Vetro, ambasciatore Sebastiano Cardi, sottolineando come, "fintanto che nessuno sarà ritenuto responsabile per questi crimini di guerra e crimini contro l'umanità, resterà l'incentivo a continuare a perpetrarli".

"Per questo - ha continuato - lottare contro l'impunità, identificare i responsabili e portarli davanti alla giustizia deve essere una priorità condivisa di questo Consiglio, una priorità che unisca e non che divida".

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