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"La Tanzania discrimina i gay": e la Danimarca sospende gli aiuti

La decisione del governo di Copenhagen dopo il clima di intimidazione e di caccia all'uomo scatenato contro i gay in Tanzania

Ulla Tornaes, ministro danese per lo Sviluppo
Ulla Tornaes, ministro danese per lo Sviluppo

Niente aiuti umanitari ai Paesi che non garantiscono i diritti umani dei gay: sembrerebbe questa la linea che ha ispirato la scelta del governo della Danimarca a sospendere la concessione di fondi per lo sviluppo alla Tanzania dopo i commenti omofobi di un importante esponente politico dello Stato africano.

Il ministro per lo Sviluppo danese, Ulla Tornaes, annunciando la sospensione del trasferimento di circa 10 milioni di dollari di aiuti, si è detta "molto preoccupata" per la situazione in Tanzania. L'esponente del governo scandinavo non ha voluto citare esplicitamente l'autore delle frasi incriminata ma quello che è certo è che di recente in Tanzania si sono sentite molte dichiarazioni omofobe da parte di importanti personaggi pubblici.

Nel Paese africano l'omosessualità è illegale e punita con pene detentive fino a 30 anni di carcere. Lo scorso anno il viceministro della Salute ha minacciato di pubblicare un elenco delle persone omosessuali mentre più di recente il commissario della capitale, Dar es Salaam, ha invitato la popolazione a "segnalare alla polizia" i cittadini gay, ventilando anche l'ipotesi di creare apposite squadre di sorveglianza. Appena poche settimane fa, infine, dieci uomini sono arrestati sull'isola di Zanzibar con l'accusa di avere celebrato un matrimonio omosessuale.

Notizie che preoccupano il governo danese, molto fermo nel pretendere il rispetto dei diritti umani nei Paesi a cui concede i propri aiuti internazionali.

Per il momento, tuttavia, non si ha notizia di alcuna reazione formale da parte del governo tanzaniano.

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