Terrorismo, la Ue è impotente: "Impossibile prevenire attacchi"

L'Europa si riscopre impotente davanti alla minaccia islamica. A Roma indagati 10 musulmani. Ma l'Antiterrorismo Ue: "Le carceri sono grandi incubatrici di radicalizzazione"

Terrorismo, la Ue è impotente: "Impossibile prevenire attacchi"

"Non possiamo prevenrire nuovi attacchi". Nel giorno dell’omaggio alle vittime degli atti terroristici in Francia, il capo dell'Antiterrorimo Ue, Gilles de Kechove, ammette tutta l'impotenza del Vecchio Continente. Davanti al fodamentalismo islamico i Paesi dell'Eurozona possono farre davvero poco. Se non niente. La mattanza alla redazione di Charlie Hebdo e gli attacchi a Parigi hanno dimostrato l'inneficenza e l'inaffidabilità dei servizi segreti francesi. La mancata sorveglianza delle cellule qaediste, l'incuranza davanti all'allarme lanciato dall'Algeria, i continui buchi alla frontiera e l'incapacità di reagire con prontezza agli attacchi. I problemi sono molteplici. E, ad ascoltare de Kechove, si avverte tutta l'impreparazione di una Europa ormai in mano ai jihadisti, molti dei quali con passaporto occidentale.

Ammettendo che l'Antiterrorismo Ue non è in grado di "prevenire nuovi attacchi", de Kechove non ga altro che aumentare lo stato di agitazione e preoccupazione che sta attraversano l’Europa. Le sue parole suonano come una vera e propria resa. Una resa che dovrebbe spingere Bruxelles a rivedere il trattato di Schengen, il testo sulla libertà di circolazione in Europa, ma che soprattutto il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Interno Angelino Alfano continuano a difendere strenuamente. Eppure, alla sessione speciale dell’Assemblea Nazionale sugli attacchi dei giorni scorsi, anche il premier francese Manuel Valls ha confermato che il numero di francesi che si sono uniti a gruppi jihadisti "ha superato ormai i 1.200 individui, per la sola filiera iracheno-siriana". Non solo. De Kerchove ha detto chiaramente che la soluzione non può essere quella di imprigionare i foreign fighter, gli occidentali andati a combattere in Siria ed Iraq che tornano in patria, perché le carceri sono diventate "grandi incubatrici" di radicalizzazione. Proprio per questo Valls ha annunciato la creazione, "entro la fine dell’anno", di "ali specifiche" nelle prigioni per i "detenuti radicalizzati".

Anche in Italia l'allerta è altissima. Proprio oggi la procura di Roma ha aperto un’indagine su una decina stranieri di fede islamica residenti in Italia sospettati di avere legami con la jihad. A piazzale Clodio c'è ,massimo riserbo sugli accertamenti coordinati dal procuratore Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Giancarlo Capaldo. Le indagini sono, infatti, conseguenza dell’attività di monitoraggio di ambienti apparentemente sensibili ai proclami del fanatismo islamico.

Secondo il capo di Europol, Rob Wainwrightm, tra tremila e 5mila cittadini europei hanno lasciato il continente per unirsi agli jihadisti di Isis o di al Qaeda per combattere in Siria, Iraq o in altri fronti.

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