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La Ue attacca l'Ungheria: "Non servono altri muri"

L'Ungheria alza un muro per fermare i clandestini. Anziché ammettere il proprio fallimento, Bruxelles va al contrattacco

La Ue attacca l'Ungheria: "Non servono altri muri"

C'era da aspettarselo. L'Unione europea ha subito tuonato contro il governo ungherese che si appresta a costruire una barriera alta quattro metri e lunga 175 chilometri per blindare il confine con la Serbia da cui continuano a entrare centinaia di migliaia di clandestini. "In Europa sono stati recentemente abbattuti dei muri - ha tuonato Natasha Bertaud, portavoce del commissario Ue per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos - non abbiamo bisogno di costruirne di nuovi".

Nel primo trimestre 2015 l'Unione europea ha dovuto fare i conti con 185mila richieste di asilo. Rispetto allo scorso anno sono cresciute dell'86%. I kosovari sono la prima nazionalità, quasi 50mila (26%), in testa a siriani (16%) e afghani (7%). Il maggior numero di domande in Germania (73.100, 40%), Ungheria (32.800, 18%), Italia (15.200, 8%) e Francia (14.800, 8%). Seguono Svezia (11.400, 6%), Austria (9.700, 5%) e Gran Bretagna (7.300, 4%). Il minor numero di richieste sono state presentate in Croazia (40); Lettonia, Lituania e Slovenia (45); Estonia e Slovacchia (50). Secondo Eurostat, il numero di richieste d’asilo nel primo trimestre 2015 è stabile rispetto all’ultimo del 2014, tuttavia se ci sono stati incrementi in Germania (+32%), Ungheria (+17%) sono fortemente diminuite in Svezia (-41%) e Italia (-28%), e più moderatamente in Gran Bretagna (-10%), Austria (-8%) e Francia (-5%). Dinnanzi a questi numeri, però, Bruxelles continua a temporeggiare. E per questo il governo di Viktor Orbàn ha deciso di difendersi alzando un muro per arginare i clandestini che arrivano dalla Serbia.

La decisione dell'Ungheria ha mandato su tutte le furie l'Unione europea. "Sta agli Stati membri scegliere le misure per rendere sicure le frontiere, rispettando le regole internazionali ed il principio di non respingimento dei richiedenti asilo", ha osservato Bertaud aggiungendo, però, che "ci sono modo migliori" di quello ungherese e specificando che la Ue "non incoraggia la costruzione di barriere" né le finanzia. "Guardiamo con attenzione a ciò che accade alle frontiere ungheresi", ha sottolineato la portavoce.

E, se i numeri salissero, "non escludiamo la possibilità" che il meccanismo d’urgenza che si vuole avviare per Italia e Grecia, si possa applicare anche all’Ungheria.

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