Ungheria, il sindaco anti-migranti mette al bando moschee, velo islamico e gay

Il primo cittadino di Asotthalom, paesino al confine tra Ungheria e Serbia, mette al bando moschee, velo islamico e gay: "Siamo bianchi, europei e cristiani e vogliamo rimanere così"

Ungheria, il sindaco anti-migranti mette al bando moschee, velo islamico e gay

Dopo la costruzione del muro per bloccare i migranti che in massa tentano di entrare in Europa dal confine serbo-ungherese, Asotthalom, il paesino che dista un paio di ore di macchina da Budapest e che da un paio d’anni è attraversato ogni giorno da migliaia di profughi, ha trovato di nuovo il modo per far parlare di sé.

Il primo cittadino del paese, che nel frattempo è diventato anche il vice-presidente di Jobbik, il partito nazionalista che ormai è il secondo partito d’Ungheria e rappresenta la principale minaccia per Orbán in vista delle elezioni del 2018, ha approvato, infatti, un’ordinanza che vieta la costruzione di moschee, il velo islamico e le pubbliche manifestazioni di affetto fra persone omosessuali nel comune.

“Siamo bianchi, europei e cristiani e vogliamo rimanere così”, ha detto il sindaco, Laszlo Toroczkai all’inviata della Bbc, Victoria Derbyshire, che nelle scorse settimane ha intervistato il primo cittadino sulla questione. Sebbene ad Asotthalom vivano soltanto due persone di fede musulmana, da tempo integrate nella comunità locale, “è molto importante per il villaggio preservare la sua tradizione”, ha detto il sindaco alla Bbc. “Se un gran numero di musulmani arrivassero qui, non sarebbero in grado di integrarsi con la comunità cristiana”, ha spiegato Toroczkai, “abbiamo visto come le grandi comunità musulmane in Europa occidentale non siano state in grado di integrarsi, e non vogliamo ripetere la stessa esperienza qui”. Oltre a vietare di indossare il velo islamico e altri indumenti della tradizione musulmana, l'ordinanza vieta anche il richiamo alla preghiera del muezzin e le dimostrazioni pubbliche di affetto per le coppie omosessuali. L’ordinanza, spiegano ancora dall’ufficio del primo cittadino, non è contro le persone gay, ma “contro la propaganda LGBT”.

La decisione, pur supportata dalla maggioranza della popolazione locale, spaventata dalle “masse di migranti” che attraversano il paese per entrare in Europa, ha fatto però, ovviamente, discutere.

Il provvedimento, infatti, secondo molti giuristi, sembra essere in contrasto con la Costituzione ungherese e un rappresentante del governo, secondo quanto riporta l’Ansa, ha presentato oggi “una denuncia alla Corte suprema” per chiedere la cancellazione della legge approvata dal piccolo comune di frontiera. "Il sindaco non ha competenza di cambiare la legge nazionale sulla convivenza e sulla libertà di fede", ha detto il prefetto citato dalla stessa agenzia. E sul caso potrebbe pronunciarsi la Corte costituzionale.

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