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"Vicino a Orban", il Parlamento Ue boccia il commissario ungherese

Il Parlamento Ue ha rimandato il commissario europeo scelto dall'Ungheria. Troppo vicino ad Orban per l'opinione delle forze progressiste

"Vicino a Orban", il Parlamento Ue boccia il commissario ungherese

Ancora grane per la "maggioranza Ursula". Grane che continuano ad arrivare attorno alle nomine dei commissari europei: il nome di Oliver Varhelyi, che era stato individuato dalla nazione guidata da Viktor Orban, dovrà essere riseminato nel corso dei prossimi giorni.

Nel senso che un primo passaggio, peraltro meramente auditivo, non è risultato sufficiente a far sì che la scelta venisse ufficializzata dal Parlamento dell'Unione europea. A far discutere, sin da subito, può essere la motivazione fornita dalle forze progressiste che siedono tra gli scranni di Strasburgo e Bruxelles: Varhelyi è stato in qualche modo ricusato, almeno per ora, per via della sua prossimità politica con il presidente ungherese. Non è la prima volta che qualcosa di simile accade all'interno degli organi sovraistituzionali europei: nel momento in cui si tratta di decidere su qualcosa che riguarda da vicino o sfiora soltanto il premier ungherese, infatti, l'Europa tende a dividersi. Ma non è ancora detta l'ultima. E Orban può ancora segnare un punto sul suo pallottoliere.

Se non altro perché le regole procedurali dell'Unione europea offrono almeno un'altra occasione per far sì che la nomina venga confermata con tutti i crismi del caso: la palla, stando così le cose, passa adesso nelle mani della commissione Affari Esteri. Solo nel momento in cui Oliver Varhely non dovesse superare nemmeno questo secondo step, che è ristretto a pochi membri, il Parlamento tornerebbe ad essere deputato ad esprimersi. Ma insomma c'è la sensazione che lo stallo non possa durare troppo a lungo. Altrimenti la presidenza della Von der Leyen, che ha già incontrato delle difficoltà comparabili nel corso delle prime fasi, dovrà cercare una quadra in grado di garantire lo sblocco di questa e di altre situazioni correlate. A rischio, com'è noto, c'è la stessa tenuta della maggioranza parlamentare.

Per il resto, vale la pena segnalare come le formazioni di centrosinistra abbiano voluto mettere in campo una sorta di ostruzione collettiva. Un tagliafuori in piena regola, che non ha consentito alla maggioranza dei due terzi di palesarsi sul tabellone riassuntivo delle votazioni. Secondo quanto riportato da Repubblica, tutti i principali partiti politici che appartengono a quel lato di campo hanno eccepito considerazioni uniformi. Si va dal Pse al gruppo dei Verdi: i progressisti non vogliono che Orban possa esprimere un commissario europeo. Ma la Von der Leyen necessita di tenere tutti dentro. E Varhely, in fin dei conti, non appartiene alle forze sovraniste e populiste, ma al Partito popolare europeo. Le trattative sono aperte.

Ma l'opinione che i partiti politici progressisti hanno di Viktor Orban rischia di rappresentare un fattore cruciale per la sintonia della "maggioranza Ursula".

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