Mondonico torna a Bergamo bassa

Il Mondo gira ancora intorno a Bergamo, la sua piccola patria. Mondo, nel nostro caso, sta per Mondonico Emiliano, da Rivolta d’Adda, vecchio lupo di mare del calcio d’antan tornato in sella ieri mattina, richiamato da Andreoletti, il patron dell’Albinoleffe, l’altra faccia della depressione calcistica bergamasca. Una telefonata e via. Chiusa la cascina dove raduna spesso amici vecchi e nuovi per gustare i suoi salami doc, per correre a indossare la tuta e il fischietto che devono farlo sentire più vivo che mai. Mondonico è uno che torna sempre sul luogo del primo amore: dietro l’aspetto feroce di inflessibile precettore, si nasconde il solito, tenero romanticone, incapace di resistere al richiamo della foresta. Così fece col vecchio caro Toro, presentandosi un paio di volte, così replicò a Cremona l’esperienza cominciata al fianco di due sodali d’eccezione, Erminio Favalli e Domenico Luzzara, così adesso riprova a Bergamo, sezione Albinoleffe, dopo aver vissuto a Bergamo alta, qui intesa come Atalanta, accompagnando per mano quel rapinatore di Pippo Inzaghi all’appuntamento con la gloria e con la Juventus. Non ne fa una questione di censo, come si capisce dalle sue scelte precedenti, a Cremona in serie C, per esempio, e neanche di stipendio. «Sono affascinato dall’idea di poter lavorare, da solo, con una squadra» continua a ripetere a dimostrazione che si può vivere d’altro, ma senza il prato verde è proprio difficile.
Il Mondo gira dunque intorno al calcio ed è un vero piacere sentirlo discutere di calcio, in tv a Controcampo e in cascina, davanti agli amici del bar o i colleghi che vanno per la maggiore, senza cambiare registro, senza perdere mordente, semmai segnalando difetti e vizi che sono poi la sua provata specialità. Se assaggia un salame, ti indovina il peccato originale: «Conservato male». Se vede una partita, dopo dieci minuti, ti segnala lo sfondone della panchina: «Ha uno in meno a centrocampo, a sinistra, e lì si infilano gli avversari». Se vede allenarsi un ragazzino alle prime armi, è capace di indovinarne il futuro con buona approssimazione. Di SuperPippo diede una definizione che ha fatto scuola: «Non è Inzaghi che si è innamorato del gol, è il gol che si è innamorato di Inzaghi».

Sferzante la sua battuta sui fratelli Della Valle quando decisero di liquidarlo dalla panchina della Fiorentina, la sua squadra del cuore, offrendola prima a Buso e poi a Zoff. «Mi avevano promesso rinforzi, mi hanno fatto solo le scarpe» disse sorridendo di gusto.

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