Monica-Anna Maria, le ultime scoperte del Cav

In poche come loro due hanno la capacità di ribattere colpo su colpo agli avversari, con una speciale predilezione per le sfide in «terra rossa». Se fossero davvero delle tenniste, le deputate Pdl Anna Maria Bernini e Monica Faenzi andrebbero dritte in coppa Davis. Intanto il «commissario tecnico» Silvio Berlusconi le ha convocate per giocare la partita della vita dopo l’ottimo risultato portato a casa da entrambe alle Regionali appena concluse: ovvero, rinnovare obiettivi, contenuti, e perché no, anche l’immagine del primo partito italiano.
Coetanee dell’anno di grazia 1965, Bernini e Faenzi in doppio valgono un tesoretto da oltre 1 milione e 450mila preferenze, raccolte domenica e lunedì scorsi rispettivamente in Emilia Romagna e Toscana, fortini in cui la sinistra s’è sempre divertita a «vincere facile». Stavolta è andata in maniera diversa. Per questo - ma non solo - è arrivata la nuova investitura del Cavaliere. «Più spazio a giovani e donne come loro nel partito», che avranno il compito di costruire il Popolo della libertà di domani rivestendo incarichi cruciali. In attesa che vengano definiti i ruoli da interpretare, le storie parallele di Anna Maria e Monica finalmente s’incrociano.
L’avvocato civilista e amministrativista Bernini, specializzata in modelli extragiudiziali di risoluzioni delle controversie e docente di diritto comparato all’università di Bologna, dovrà valutare se sedere all’opposizione di Vasco Errani in Consiglio regionale. Mercoledì ha incontrato il premier a Roma, approfittando dell’ultima sessione di lavori parlamentari prima delle vacanze di Pasqua. «Forte, decisa, con una formidabile capacità comunicativa. Sempre in combattimento, come le donne che vogliamo noi», Berlusconi l’aveva presentata così alla folla di piazza San Giovanni durante la manifestazione del 20 marzo. In molti sono pronti a scommettere sul suo nome in vista delle Comunali di Bologna, dove il centrosinistra deve riparare al disastro Delbono. Altra missione sulla carta «impossibile», eppure cosa volete che sia per una che è riuscita a rosicchiare 11 punti di distacco alla coalizione di Errani nel raffronto con l’esito del 2005. Le scalate non le fanno paura. Anzi, in forte ascesa è anche la sua popolarità dopo la campagna che ha condotto palmo a palmo, tra la gente, in Emilia.
Forte la prima, «tosta, tosta, tosta, tostissima» la seconda. Sono ancora le parole del premier, però dedicate alla grossetana Monica Faenzi. Laureata in Giurisprudenza con 110 su 110, in politica già dal 1998 quando è stata assessore comunale alla Cultura e ai Servizi sociali nella giunta di Alessandro Antichi. Esperta in fatto di look e di riqualificazioni architettoniche, da nove anni di fila è sindaco di Castiglione della Pescaia, e tutti ricordano quella volta - era l’estate del 2007 - che turbò le vacanze del placido Romano Prodi, allora presidente del Consiglio. Il Professore pare non si degnò di salutare la prima cittadina della località che l’ospitava. Monica non gliele mandò a dire: «Signor presidente, lei è un maleducato!». Intervenne Emilio Fede e persino le Iene provarono a ricucire l’incidente diplomatico, la Faenzi, convinta delle sue ragioni, rifiutò di fare la pace con il Mortadella in versione balneare. Pazienza, del resto è abituata ai duelli in quota: da ragazza, per 15 anni, è stata giocatrice di pallavolo in serie B, come testimonia il metro e 80 d’altezza e la silhouette d’atleta che ancora conserva.
Il destino ha voluto, è storia di ieri, che a battere la Faenzi nella corsa alla Regione sia stato un Rossi (Enrico, neo governatore della Toscana che tuttavia ha fatto l’impossibile pur di evitare un confronto diretto con lei in pubblica piazza), giusto lei che coi «rossi» ha avuto a che fare fin da piccola. Una famiglia di sinistra per tradizione, come tante, padre artigiano e madre infermiera, una sorella gemella di nome Cristina. Lo zio Ivo è stato addirittura parlamentare del Pci. «Sposata e felicemente riaccompagnata», come ama ripetere, la famiglia di oggi per lei è il figlio Tommaso, 16 anni, a cui concede «praticamente tutto».
Ecco chi sono le nuove lady di ferro del Pdl, versione 2.

0. Anna Maria Bernini, l’avvocato capace di ribaltare le cause date troppo presto per perse. Monica, la schiacciatrice dei luoghi comuni. Diverse, ma unite nel motto: «Provate a chiamarci veline, se avete il coraggio...».

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