Monica: «Faccio la prostituta, ma voglio essere ancora mamma»

Esce venerdì «Shoot’em up - Spara o muori». L’attrice: «Fare figli mi rende felice, nulla mi dà più gioia. Al cinema amo le donne forti»

da Roma

Sarà perché dice: «Una prostituta si può interpretare in mille maniere». Sarà perché aggiunge: «Non ho niente contro di loro, è un mondo che crea sempre curiosità perché non lo si conosce». Fatto sta che, dopo Per sesso o per amore?, ritroviamo ancora una volta Monica Bellucci nel ruolo di una splendida squillo qui particolarmente specializzata nell’allattamento per adulti. Nel senso che, nel delirante e fumettistico Shoot’em up - spara o muori di Michael Davis, in uscita venerdì prossimo, la vediamo intenta ad allattare, nella prima scena in cui appare, un signore con tanto di pannolino.
Il suo personaggio di origine italiana (ecco spiegato nella versione italiana il curioso intercalare in napoletano della Bellucci) racconta di aver partorito un bambino purtroppo morto per le percosse di un pappone e così il desiderio di maternità diventa funzionale alla storia del film quando si presenta da lei Mr. Smith (un monoespressivo, ma per contratto, Clive Owen) con in braccio un neonato salvato da uno scontro a fuoco. Lei darà al piccolo ciò di cui ha bisogno e cercherà di proteggerlo dal cattivo di turno (un Paul Giamatti più gigione che mai) il quale, per tutti gli adrenalinici 90 minuti del film, lo vuole morto. «Ciò nonostante - spiega la seconda italiana più popolare di Francia ieri a Roma strizzata in un vestitino a fiori con immancabile balconata - in mezzo a tutto questo caos e violenza c’è un bel senso spirituale, se così si può dire, perché io e Clive Owen siamo due esseri persi che si amano e si ritrovano grazie a questo salvifico bambino».
Un desiderio di maternità che fa capolino nella doppia vita di Monica, prostituta sullo schermo e, nella vita, madre appassionata di Deva avuta da Vincent Cassel: «Fare figli mi rende felice. Non ho mai avuto un’emozione così forte in nessun altro momento della mia vita. Ma è comunque un fatto personale perché conosco tante donne che stanno bene da sole». Lei evidentemente non è quel tipo di donna perché, aggiunge, «mi piacerebbe avere ora un altro bambino ma, a differenza di un film, non lo si può programmare».
E, per rimanere in tema, toccandone però il lato b, quello negativo dell’aborto, mamma Monica sentenzia: «Ho avuto un’educazione cattolica ma bisogna stare attenti alla strumentalizzazione politica della religione. È un momento pericoloso, le donne sono sempre le prime a farne le spese. Dobbiamo essere molto forti e caute perché questo non avvenga. Potremmo ritrovarci nel medioevo in un attimo». Nientemeno. Intanto è così moderna che, ovviamente, si cura con l’omeopatia. Metodo che estende anche alla figlia che, assicura, «non ha mai visto medicine».
Rilassata, e come sempre autoironica, Monica Bellucci da Città di Castello, che a settembre toccherà i 44 anni, riesce ad essere ancora una credibile bomba sexy come nella sequenza da antologia (già di culto su internet) dell’accoppiamento con Clive Owen quando lui è costretto a sparare su decine di killer intenti a farlo fuori: «Alla fine questa scena, d’amore e di violenza allo stesso tempo, è stata la più difficile di tutto il film. Il nostro problema era come posizionarci e come muoverci in quel casino generale. Abbiamo fatto prove per vedere come mettere i corpi». Niente male per una come lei che, sospirando «sono un disastrooo», ammette di non sapere cosa sia la ginnastica: «È che non ho tempo, tra il lavoro e la bambina...». Così, preceduto da un «mi vergognooo» a cui perdoneresti tutto, ecco rivelato che «mi hanno regalato un Iphone ma non lo so usare. Non ho neanche tempo di navigare su internet o vedere altri film. Leggo solo Paperino e Topolino». Per via della bambina naturalmente ma anche perché è sempre più richiesta.

Nelle prossime settimane di ginnastica cinematografica tra Italia, Francia e Stati Uniti sarà Luisa Ferida in Sangue pazzo di Marco Tullio Giordana, esperta d’arte in L’uomo che ama di Maria Sole Tognazzi alle prese con una scena bollente al fianco di Pierfrancesco Favino, una donna misteriosa in Non voltarti di Marina De Van e un’amica della protagonista Robin Wright Penn in The Private Lives of Pippa Lee di Rebecca Miller. Unico comune denominatore? «Sono tutte donne forti».

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