da Podgorica
Oltre diecimila montenegrini residenti all'estero sono rientrati in questi giorni nella piccola Repubblica balcanica a votare nel referendum per staccarsi dalla Serbia. I 1.120 seggi allestiti in tutto il Paese resteranno aperti oggi dalle 8 alle 21. Dei 650mila montenegrini, sono 479mila gli aventi diritto di voto. I residenti all'estero possono fare la differenza, perché si prevede che lo scarto tra il sì e il no all'indipendenza non supererà i 20mila voti.
Le autorità di Belgrado, contrarie all'indipendenza del Montenegro, hanno distribuito centinaia di biglietti gratuiti con destinazione Podgorica ai circa 260mila montenegrini che vivono in Serbia. Il primo ministro serbo Voijslav Kostunica ha invitato «il popolo montenegrino a costruire» insieme alla Serbia «un futuro europeo su un piano paritario».
Il principale sponsor dell'uscita di Podgorica dalla federazione con Belgrado è il primo ministro Milo Djukanovic. Da circa un decennio al potere, l'ex presidente, ha fatto leva su Tv, giornali e apparato statale e con l'indipendenza ha promesso un futuro di piena occupazione e un'economia più solida grazie a maggiori aperture da Bruxelles. Sul fronte filoserbo, invece, si è schierato Predrag Bulatovic, ex ministro e alleato di Slobodan Milosevic, e ora leader dell'opposizione.
Gli Stati Uniti appoggiano apertamente l'idea della nascita di un nuovo Stato; mentre l'Unione europea ha avuto posizioni oscillanti nel tentativo di bloccare i contrasti. Il mediatore europeo, Miroslav Lajcav, ha stabilito che i «sì» devono raggiungere il quorum del 55 per cento più uno per vincere e il governo montenegrino ha accettato.
Secondo gli ultimi sondaggi il 56,3 per cento dei montenegrini è a favore dell'indipendenza.
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