Monti non molla sull’articolo 18 E anche l’America gli dà ragione

Monti non molla sull’articolo 18 E anche l’America gli dà ragione

RomaMonti non frena e non frenerà. Sulla riforma del lavoro, compreso il nodo dell’articolo 18, il premier andrà fino in fondo. Alla Camera nessuno ha dubbi: il Professore licenzierà anche la norma dello Statuto dei lavoratori che tutela i lavoratori di aziende con più di 15 dipendenti. Un deputato del Terzo polo, ammette: «I segnali sono buoni, Cisl e Uil non si metteranno di traverso e anche la Camusso, alla fine, si metterà soltanto... di lato». Insomma, la trattativa prosegue ma l’esito della partita pare scontato: caterpillar Monti porterà a casa anche questa riforma.
Anche perché Monti pare avere ogni giorno un alleato in più. Già l’Europa s’era espressa in questo senso mentre ieri il Wall Street Journal dava un assist a Monti scrivendo: «La più grande minaccia alla crescita economica dell’Italia non è il debito pubblico ma l’articolo 18». E ancora: «È un relitto degli anni ’70 che rende impossibile licenziare anche il più incompetente dei dipendenti ed in modo perverso causa ciò che dovrebbe prevenire: la disoccupazione».
I tempi della riforma? Forse un po’ più lunghi del previsto, visto che all’inizio si pensava di scriverla entro metà febbraio mentre ora si mormora di fine mese o inizio marzo. C’è una questione di metodo da seguire, oltre al merito; e rispetto alla riforma delle pensioni il governo intende concertare il più possibile il provvedimento, senza per questo cedere ai diktat della Camusso. Oggi pomeriggio i tre segretari di Cgil, Cisl e Uil si incontreranno nella sede della Uil per fare il punto della situazione e cercare di trovare una posizione comune. Il tavolo con palazzo Chigi si aprirà all’inizio della settimana prossima visto che Monti, giovedì e venerdì, ha in programma una visita negli Stati Uniti per un faccia a faccia con il presidente Obama.
La questione, ovviamente, spacca il Pd. L’anima più riformista sarebbe disposta a parlarne ma quella più radical-conservatrice si contorce dal mal di pancia. E ieri ad affondare il coltello ci ha pensato il Carroccio: la Lega ha presentato in Senato una risoluzione per impegnare il governo a «non toccare» l’articolo 18; dichiarata inammissibile con l’avallo del partito di Bersani, il Carroccio ha potuto gridare: «Il Pd non tutela i lavoratori».
E a proposito di Lega, nel primo pomeriggio di oggi, il premier incontrerà Bossi che sarà accompagnato dal governatore del Veneto Luca Zaia. Sul tavolo la questione delle quote latte, anche se da palazzo Chigi escludono che il tema venga trattato proprio oggi: «Il nodo verrà affrontato con i ministri competenti per materia, Mario Catania (Agricoltura) e Enzo Moavero (Affari europei)», fanno sapere. La questione riguarda circa 6mila aziende, per lo più padane, destinatarie di multe europee ma che si rifiutano di rateizzare le sanzioni. La Lega li difende a spada tratta, forte dell’esito di una commissione di indagine amministrativa presieduta dal comandante del nucleo carabinieri presso il ministero. I commissari avrebbero rilevato, in soldoni, che ci sarebbero 300mila vacche fantasma, ossia inesistenti. Dati sballati, quindi, e multe da non pagare. La Lega ha già messo la benzina nei trattori per un gesto eclatante e la protesta, prevista già per ieri ma poi rinviata, probabilmente esploderà nei prossimi giorni. Altro nodo sul tavolo tra Monti e il Carroccio quello dello Statuto della Regione Veneto. Una sorta di nuova Costituzione che ha degli aspetti di dubbia costituzionalità. Approvato all’unanimità dall’assemblea regionale lo scorso 11 gennaio, lo Statuto è stato però impugnato dal governo. Il tutto sarà quindi al vaglio della Corte costituzionale.


Per quanto riguarda le altre riforme, secondo la relazione tecnica il decreto sulle semplificazioni porterà risparmi per 500 milioni di euro all’anno. E i costi che oggi le imprese sostengono per la burocrazia sono di 23 miliardi all’anno.

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