«Moratti ordinò il dossier sugli arbitri»

«L’operazione Ladroni mi venne commissionata dall’Inter nella persona di Moratti, poi la feci con Facchetti»: sono le due di ieri pomeriggio, quando nell’aula bunker davanti al carcere di San Vittore, Giuliano Tavaroli risponde senza tanti giri di parole alle domande dell’avvocato di Massimo De Santis, ex arbitro, spiato e dossierato dall’ufficio Security di Telecom. Tavaroli, che di quell’ufficio era il capo, aveva già detto la stessa cosa nel corso delle indagini preliminari, durante i lunghi faccia e faccia con i pubblici ministeri nel supercarcere di Voghera. Ma ieri è la prima volta che Tavaroli appare in aula e risponde da uomo libero. Alle altre domande sui dossieraggi di Telecom - dai fondi dei Ds ai rapporti con i servizi segreti - risponde dicendo il minimo indispensabile. Ma quando l’avvocato di De Santis si alza per chiedergli dell’inchiesta sul mondo del calcio risponde senza complimenti. E chiama in causa il presidente dell’Inter Massimo Moratti, che quando nel 2006 fu interrogato dall’ufficio inchieste della Federcalcio (diretto allora da Francesco Saverio Borrelli) diede della faccenda una versione assai diversa, raccontando in sostanza di essere stato contattato da Tavaroli a cose già fatte.
Invece ieri Tavaroli va giù duro. E attribuisce senza sfumature a Moratti l’iniziativa della inchiesta sotterranea contro il «giro» di Luciano Moggi. Dalle risultanze di quella indagine Moratti partì per mandare Giacinto Facchetti alla Procura della Repubblica di Milano, bussando alla porta di Ilda Boccassini. L’inchiesta morì sul nascere. Chi ha ragione? Moratti che nega ogni responsabilità nell’incarico a Tavaroli? O Tavaroli? Giacinto Facchetti purtroppo non più dire la sua. Ma nel 2005, avvicinato da due cronisti, non negò di avere incontrato Ilda Boccassini. E della circostanza che Moratti possa avere dato una disposizione a Tavaroli la spiegazione più logica restano i comuni rapporti con Marco Tronchetti Provera, che era all’epoca presidente di Telecom - e quindi datore di lavoro di Tavaroli - ma anche vicepresidente e principale sponsor della squadra nerazzurra.


Sull’altro fronte caldo del pallone, quello dello scommesse, il pm di Cremona, Roberto Di Martino, dice che la verità sul derby Genoa-Sampdoria dell’8 maggio 2011 «avrà un effetto devastante. Sarà la cosa peggiore di quella che è capitata in questa inchiesta».

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