Moratti: «A scuola non ci saranno più cattedre scoperte»

Moratti: «A scuola non ci saranno più cattedre scoperte»

Omar Sherif H. Rida

da Roma

Un anno di scuola che inizia con «tutti i docenti in cattedra fin dal primo giorno» per i circa 9 milioni di studenti che, a partire da lunedì prossimo, torneranno sui banchi. Una riforma che è entrata in una «fase d’attuazione significativa». È una Letizia Moratti in grande spolvero quella che ieri, durante la consueta conferenza stampa di presentazione dell’anno scolastico 2005-2006, ha tracciato un bilancio dei quattro anni trascorsi alla guida del ministero di viale Trastevere, elencando, cifre alla mano, gli obiettivi già raggiunti e quelli ancora da raggiungere.
Primo tra tutti, la definitiva entrata a regime di quella riforma della scuola diventata legge nel marzo del 2003 e che ha come cardini la riorganizzazione dei cicli scolastici, il diritto-dovere all’istruzione fino ai 18 anni d’età («il più alto in Europa con Olanda e Belgio»), la possibilità di anticipare l’iscrizione alla scuola primaria e a quella dell’infanzia a prima dei 6 anni, e di passare nel ciclo secondario dal sistema dei licei a quello della formazione professionale grazie al riconoscimento dei cosiddetti «crediti formativi».
E proprio il riordino delle nuove «superiori» è l’anello ancora mancante, quello su cui pesa l’incognita della resistenza delle Regioni, che a luglio hanno chiesto il ritiro di un decreto che non terrebbe conto delle competenze legislative in materia d’istruzione attribuite loro dalla riforma del titolo V della Costituzione. «Quello con le Regioni sul nuovo ciclo secondario - precisa la Moratti - non è un contenzioso ma un confronto serrato che si concluderà con la Conferenza unificata della settimana prossima».
L’attenzione del ministro è tutta per i numeri della «nuova scuola che è già realtà»: «Fin dal 2001 - spiega la Moratti - siamo sempre riusciti a garantire che i docenti fossero in classe dall’avvio dell’anno scolastico. Una certezza che daremo alle famiglie anche per quello che sta per cominciare grazie all’immissione in ruolo, entro il 1° agosto scorso, di 35mila docenti e 5mila elementi nel personale tecnico-amministrativo». Salgono così a 130mila (116.500 insegnanti, 13.500 personale Ata) le assunzioni effettuate dall’inizio della legislatura. «Entro il 31 agosto inoltre - aggiunge il ministro dell’Istruzione - sono state chiuse tutte le assegnazioni delle supplenze annuali».


Quella che il ministro ha in mente è una scuola laica che vuole educare alla convivenza civile e alla legalità»: da qui i forti investimenti per la lotta alla dispersione nella aree a rischio, l’educazione alla sicurezza stradale, le attività di volontariato e l’integrazione degli alunni stranieri (362mila gli studenti immigrati che hanno frequentato lo scorso anno). Ultima battuta riservata alle accuse sul caro-libri di testo: «Sono dati che contrastano con i nostri. Il tetto fissato dal ministero è rimasto invariato negli ultimi 3 anni».

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