Moratti sfida l’Uefa: la colpa è del Valencia

In arrivo una maxi stangata per la rissa di martedì sera. Sotto inchiesta le due squadre e 5 giocatori: Navarro (che chiede scusa), Marchena, Burdisso, Cordoba e Maicon. Mercoledì la sentenza, l’Inter non si fida: "Siamo stati provocati e aggrediti"

Moratti sfida l’Uefa: la colpa è del Valencia

L’Inter contrattacca. L’Uefa è pronta a stangare. Chiede scusa Navarro, il pugile dal destro fatale al naso di Burdisso: ed è forse l’unico segnale di un ritrovato senso della civiltà. L’amosfera da saloon di Valencia ora diventerà un dossier per l’Uefa. Mercoledì prossimo si riunirà la commissione disciplinare. Sotto inchiesta le due squadre «per condotta impropria» e cinque giocatori per comportamento antisportivo: Navarro, appunto, e Marchena lo spagnolo che ha cominciato la rissa insieme a Burdisso, a sua volta accusato con Cordoba e Maicon. A parte Navarro, che meriterebbe una squalifica lunghissima (magari un anno), ma forse se la caverà con meno, gli altri rischiano squalifiche non inferiori a due giornate. Per le società forti multe. Uefa un po’ stravagante: tre deferiti nerazzurri, due spagnoli. Come se il naso rotto non fosse di Burdisso. I filmati Tv avranno fatto da prova di sostegno, il delegato lituano Dane Jost e la quaterna arbitrale tedesca avranno valutato ognuno con occhi attenti. L’Inter non ha apprezzato, Moratti si è infuriato chiedendo perlomeno par condicio nel giudizio. «L’Inter è stata aggredita e provocata a Valencia», è scritto in un lungo comunicato. Tesi poi ribadita con forza al Tg1 dal presidente: «Questa è una responsabilità del Valencia, ci sentiamo vittime di un'aggressione molto forte e molto pesante». Come a dire: non il contrario come potrebbero far pensare i deferimenti Uefa.

Moratti ieri era imbufalito, soprattutto dopo aver letto le notizie provenienti dall’ente europeo. Avrà avuto sentore dell’idea di Platini di usare pugno di ferro? La risposta societaria vale per tutti: «Neppure agli organismi Uefa sarà sfuggita l’esatta valutazione dei fatti». Per poi passare ad enumerare: «Situazione generata dalla violenta aggressione fisica a un proprio giocatore. È successo qualcosa che doveva essere preventivamente evitato. La società, considerato anche il clima all’interno e all’esterno dello stadio, prima e dopo la partita, compresa l’esposizione di una scritta contraria a tutte le regole del fair play sportivo («Vendetta»), evidenzia anche i limiti organizzativi e di sicurezza che hanno creato ulteriore confusione dopo l’aggressione a Burdisso». Conclusione: l’Inter farà valere le sue ragioni in tutte le sedi sportive e con ogni mezzo. Ma il Far West del Mestalla è stato proprio senza esclusione di colpi, nel sottopasso verso gli spogliatoi, un budello di due metri per sei, c’era un mondo di portoghesi, nel senso di gente che non ci doveva stare. I poliziotti non sono stati proprio bipartisan. «State zitti voi che avete perso», si sono sentiti urlare gli interisti. In quei casi tensione chiama tensione. E, in Italia, i commenti di alcuni politici, Melandri compresa, hanno deluso la società nerazzurra. Lolli, sottosegretario allo sport, è stato il più raffinato nel far intendere da che parte sta, facendo i complimenti alla Roma e dicendo all’Inter: «Una squadra italiana è stata coinvolta, suo malgrado, in una rissa, ma il nostro calcio ha fatto una brutta figura».

Dalla Spagna non sono mancati i commenti contro tutti e contro tutto. Navarro ieri mattina ha pronunciato il mea culpa dicendo di essere pentito e di provare vergogna. «Ho mancato di rispetto al calcio, ai tifosi, al club. Se necessario, andrò in Italia. Io e mio padre abbiamo pianto». Lo spagnolo ha poi telefonato al nerazzurro: «Gli ho detto che mi sento in colpa, gli ho chiesto scusa, lui ha accettato». Ieri Burdisso ha cominciato a curare il naso: giocatore a cui tutta la squadra è molto affezionata, uomo spogliatoio dal carattere soft, ha raccontato l’episodio: «Stavo litigando con un altro, prendermi da dietro non è da uomo».

La prima miccia è stata accesa con Marchena. Ricordo senza acrimonia. «Cose che succedono in campo, cose normali che si dicono e niente più. Poi non ho capito cosa è accaduto. Ma ho fiducia nell’Uefa». Moratti un po’ meno.

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