Moratti si spiega, Simoni gli dà ragione

Il presidente dopo l’incontro con Mourinho a Parigi è tornato a Forte dei Marmi. Il tecnico che licenziò dopo aver vinto la coppa Uefa è dalla sua parte: «Ha fatto bene»

da Milano
Un passo avanti e uno indietro. Dopo il gelo dei giorni scorsi, Massimo Moratti è tornato a parlare dell’esonero di Mancini e, come un buon padre di famiglia, ha spiegato di aver «agito soltanto nell’interesse dell’Inter».
Nessun capriccio dunque, nessun muro contro muro con l’ormai ex tecnico e la speranza che tutto possa risolversi lontano dalle aule del Collegio arbitrale. Perché l’improvviso cambio di rotta del numero uno nerazzurro, quando i festeggiamenti del terzo scudetto dell’era Mancini non si erano ancora spenti, è stato figlio soprattutto di uno spogliatoio improvvisamente sgretolatosi dopo l’eliminazione dalla Champions. «È tutto dovuto a quella maledetta sera - spiega Moratti, facendo riferimento al partita di ritorno contro il Liverpool -, e non parlo della sconfitta ma di quelle dichiarazioni che hanno creato molte difficoltà all'Inter. Ognuno può pensarla come crede, ma è certo che si è creato nella squadra uno squilibrio che ha costretto tutti, dirigenti e calciatori, a un momento di forte attenzione, raddoppiando e triplicando le energie». Nessun riferimento quindi alle intercettazioni telefoniche tra Mancini e il pregiudicato Domenico Brescia, come quel passo del comunicato - «esonero in ragione dei fatti più recentemente emersi nelle cronache giornalistiche» - lasciava abbondantemente presupporre. «Sono sicuro della buona fede di Mancini ma il nostro riferimento è anche ad altro. A voci di approcci tra il nostro allenatore e altre società, notizie di cui si è letto sui giornali e che non sono state utili per la tranquillità della società». Un tentativo di ricucire uno strappo largo quasi 50 milioni di euro, quelli che il patron nerazzurro dovrebbe ancora versare nelle tasche di Mancini e del suo entourage. «Personalmente spero ancora che alla fine prevalga ancora il buon senso...». Intanto, dopo il vertice a Parigi con Mourinho, Moratti è tornato nella sua casa a Forte dei Marmi, in attesa della presentazione del nuovo tecnico: martedì ci potrebbe essere l’annuncio, poi forse si aspetterà il ritorno del tecnico dal Giappone.
E con Moratti si è inaspettatamente schierato Gigi Simoni, uno che il presidente nerazzurro esonerò pochi istanti prima di ricevere il premio come «Allenatore dell’anno». Parole disinteressate, insomma. «Esonero giusto. È stato Mancini il primo a sbagliare: non ha avuto un comportamento corretto nei confronti dell’Inter - ha spiegato l’ex tecnico -. Le sue dichiarazioni la sera dell’eliminazione in Champions League, sono state sbagliate. Poi si è cercato di limitare i danni mettendo tutto a tacere e continuando fino alla fine della stagione». Su una cosa però Simoni non è d’accordo con Moratti, la scelta di Mourinho: avrebbe preferito il tecnico del Liverpool Benitez. «Parla italiano, è un uomo di cultura e ha un carattere più avvicinabile. Il portoghese è bravo ma con il suo temperamento rischia di scontrarsi con la società e con i giocatori».
«Special One» che invece sembra essere apprezzato dalla rosa nerazzurra, su tutti il connazionale Luis Figo: «Sono felice per l’arrivo di Mourinho: quando cambia un allenatore chi non è stato utilizzato vede sempre rinascere le speranze - spiega il portoghese, da tempo in rotta con Mancini -.

Il mio contratto è scaduto, ma spero di giocare ancora un anno e di farlo con la maglia dell’Inter». Un’Inter che, secondo voci che rimbalzano dalla Spagna, avrebbe pronta un’offerta da 30 milioni per il centrocampista Mahamadou Diarra.

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