«Moro sapeva ma non agì»

«Ah, vuole sapere dei poliziotti ragazzini...». Fratello di una delle vittime, già collaboratore dell’ammiraglio Martini al Sismi e comandante della Terza Regione Aerea, il generale Corrado Narciso è persona schietta. «Quel giorno la sicurezza dello scalo era nelle mani di agenti alle prime armi. Una scelta “curiosa”, soprattutto alla luce del fatto che i servizi segreti avevano messo in guardia su un probabile attacco in una aerostazione. Erano state istituite ronde militari sulle Campagnole dentro e fuori gli aeroporti. Ma quel 17 dicembre a Fiumicino non ce n’era nemmeno una».
Vuole dire che le informative furono sottovalutate oppure che qualcuno le trascurò volutamente?
«Guardi, io so per certo che l’8 dicembre 1973 fu girato all’allora ministro degli esteri Aldo Moro un appunto in cui si dava per imminente un attacco palestinese a uno scalo italiano. I più importanti erano Linate e Fiumicino. Metterli in sicurezza non sarebbe costato molto».
Si parlò di poliziotti che non fecero fuoco, di mitra senza caricatori... All’epoca i governi chiudevano un occhio sulle organizzazioni palestinesi. L’esecutivo tedesco inscenò un falso dirottamento per consegnare all’Olp tre terroristi responsabili della strage di Monaco.
«Pochi giorni dopo l’attentato di Roma venni a conoscenza dell’informativa dei servizi e feci una denuncia in Procura. Si scoprì poi che i terroristi avevano acquistato i biglietti tramite i servizi segreti di Gheddafi e che sullo sfondo c’erano strane triangolazioni di petrolio libico girato a Paesi terzi attraverso l’Italia».
Anche la ricostruzione dell’attacco non la convince.
«Secondo me dovevano esserci due gruppi. Uno, forse la cellula romana di Settembre Nero, lanciò le bombe sul jumbo Pan Am e fece perdere le sue tracce. L’altro dirottò l’aereo Lufthansa».
Naturalmente queste cose le ha raccontate a un giudice.
«No. Per quella vicenda non è mai stato istituito un processo.

Le dirò di più: negli anni a seguire non sono mancate minacce telefoniche per “invitarmi” a dimenticare tutta la faccenda. La Procura di Roma ha ancora un fascicolo aperto con la mia denuncia: i reati di strage non cadono in prescrizione, ma di questo nessuno ha voluto occuparsene».

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