Morsi all’agente, arrestati 2 inquilini del Grande Fratello

Su una cosa ha avuto ragione. Cioè quando ha minacciato i poliziotti di far finire tutto sulla stampa. Ed eccola sui giornali Lea Veggetti, arrestata insieme al fidanzato Marco Mazzanti, per aver dato dell’immigrato di «m....» a un portiere d’albergo filippino, insultato una cliente, aggredito e presi a sberle e morsi i poliziotti. Così alla fine quegli immigrati che tanto davano fastidio alla coppia, sono poi diventati vicini strettissimi nelle celle di sicurezza della questura.
Veggetti, 40 anni, e Mazzanti, 26, sono i soliti personaggi che vivono nel retrobottega di varie emittenti, campando di comparsate e pettegolezzi. Lui ha avuto il suo «quarto d’ora di celebrità», come diceva Andy Warhol, partecipando per un mese al «Grande Fratello 2009». Un passaggio che non ha lasciato particolari tracce nella storia delle televisione. Lei meno ancora, visto che da allora va a rimorchio di questo bel bisteccone. Come l’altra notte verso le 4 quando l’ha seguito nel suo albergo di via Benedetto Marcello, strada non certo famosa per i grandi hotel. Il portiere non ha difficoltà a far passare la donna, basta si faccia registrare come impone la legge.
Ma i due, sembra abbondantemente bevuti e forse qualcosa di più, iniziano a insultarlo, chiedendogli come si permetta lui, «immigrato di m...», di chiedere i documenti. La discussione sale di tono fino a far scendere una ragazza di 34 anni svegliata dal trambusto. «Sfigata, acida» sbotta la Veggetti concludendo poi con altre amenità del genere. Mentre lui strattona la cliente e la costringe a tornare in camera. Nel frattempo arrivano due volanti. E qui i due danno il meglio di sé «Voi state dando ragione a questo immigrato di m.... Tenetevi questa Italia di m... con questi extracomunitari di m....» urla fuori controllo la donna. Che poi allunga una sberla a un agente. Parte anche il ragazzo ma viene subito bloccato, mentre lei prima di essere immobilizzata riesce a mordere un poliziotto.

Manette per due e serata conclusa in un’altra stanza, non quella di un hotel ma della questura. Prima le che chiudessero la porta lei ha fatto in tempo a urlare «Sono una giornalista questa storia domani finisce sui giornali». Accontentata.

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