Morto il santone che stregò i Beatles

Il ricchissimo indiano Maharishi Mahesh Yogi era ultranovantenne. Aveva cinque milioni di fedeli

da Milano

Per molti era semplicemente «Sua santità». Per moltissimi era invece lo stregone che agguantò i Beatles e li fece spappolare alla fine degli anni Sessanta. Comunque sia, Maharishi Mahesh Yogi è «morto in pace» l’altro giorno nel villaggio olandese di Vlodrop, dove si era ritirato all’inizio degli anni Novanta. Aveva oltre novant’anni e di più non si sa. Nacque a Jabalpur, in India, in una data indefinita tra il 1911 e il 1918 e in quelle zone visse fin quando - sapete: gli affari sono affari, l’ispirazione pure, ma la salute viene prima di tutto - decise di trasferirsi in mezzo all’Europa che tanto aveva disprezzato. Da lì, fino al mese scorso, aveva retto le fila del Global country of World peace, un movimento con un obiettivo piccolo così: creare un mondo di pace. Naturalmente, per farlo ci vogliono bei soldoni e quindi il Maharishi nel 2002 aveva annunciato che la pace globale era cosa da niente, che il terrorismo e la guerra avevano i giorni contati se lui fosse riuscito a raccogliere un miliardo di dollari (proprio un miliardo, non è un errore di stampa) per preparare quarantamila esperti di meditazione. Non si sa come sia andata, ma il mondo lo vedete tutti. Di sicuro, pace all’anima sua, lui lo vedeva bene, visto che gestiva un business da diversi miliardi di dollari in immobili e società di cosmetici e medicine ayurvediche. «Il lavoro del Maharishi è completo - dicono quelli del suo movimento -. Ha fatto quello che si era prefisso di fare nel 1957, gettare le fondamenta per un mondo di pace. Ora sarà accolto a braccia aperte in paradiso». Ben altro tempo, quello del 1957. E probabilmente l’obiettivo del santone sarebbe stato meno ottimista se nel 1968 non si fossero recati in visita da lui i Beatles, specialmente George Harrison, che lì in India imparò anche ad usare il sitar, sorta di strumento a corda di cui è maestro Ravi Shankar. Quello del sitar fu probabilmente l’unico effetto non allucinogeno che modificò la vita di Harrison e poi dei Beatles, che infatti meno di due anni dopo si sciolsero. Da allora per i fan il santone Maharishi Mahesh e Yoko Ono pari sono. La signora Lennon e il guru che con la meditazione trascendentale aveva aperto nuove frontiere della mente (e poi del corpo) agli occidentali, stanno nella stessa casella, quella legata alla distruzione della band più famosa di tutti i tempi. Comunque, dopo i Favolosi Quattro, quell’omino con barba e capelli bianchi ha accolto tra le sue braccia anche altri favolosi come Mia Farrow, Donovan e Mike Love dei Beach Boys, oltre a qualche migliaio di fedeli, che si aggiungono ai cinque milioni che hanno studiato le sue teorie perfette. Perfette perché senza prova contraria. Che la meditazione trascendente abbia effetti positivi sull’animo umano è indiscutibile, come ogni forma di meditazione e riflessione.

Ma che possa essere foriera di capovolgimenti globali è un assioma mai dimostrato ma comunque capace di creare, quello sì, un bell’affare globale. E, si sa, quello degli affari è un vizio che a tanti santoni non riesce proprio di estirpare.

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