Politica

Morto Trotta, l’anti-Welby di Varese

da Varese

È morto mentre il padre gli stringeva la mano, ieri mattina alle 5, Antonio Trotta, il 39enne in coma e conteso tra Italia e Svizzera, fra genitori e moglie. Il decesso è avvenuto nella clinica di Brebbia, nel Varesotto, dove l'uomo era ricoverato per le ferite riportate in un incidente avvenuto in Ticino: se n'è andato, pare a causa di una crisi cardiorespiratoria, ma sarà l'autopsia disposta dalla Procura di Varese, «per puro scrupolo», a chiarire le cause di una morte che mette la parola fine a una lunga battaglia legale. Da una parte la famiglia convinta che - se curato in Italia - Antonio avrebbe potuto riprendersi; dall'altra la moglie - residente in Canton Ticino - che chiedeva il rientro dell'uomo in Svizzera denunciando un presunto accanimento terapeutico.
Tutto comincia l'11 maggio del 2005 quando Antonio viene travolto da un camion vicino al suo ristorante di Minusio e un mese dopo entra in coma a causa di un ictus, pare conseguenza dell'incidente. Viene ricoverato in Svizzera per poi essere trasferito in Italia: i genitori ottengono di portarlo in una clinica specilizzata di Brebbia e poi si oppongono a un suo rientro in Canton Ticino: «Interromperebbero le cure, noi invece vogliamo tentare una riabilitazione», dicono. Qualche giorno fa una perizia nella clinica di Brebbia - disposta dalla magistratura - aveva stabilito che le cure erano adeguate anche se le sue possibilità di guarigione era definite «aleatorie». La moglie e il tutore legale dal Canton Ticino fanno sapere di aver «sempre solo voluto il bene di Antonio». «Ora almeno ha smesso di soffire», dicono.

I funerali verranno celebrati nel Varesotto.

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