Mosca, via alle consegne di uranio arricchito all’Iran

La Russia minaccia di puntare i missili contro lo scudo Usa in Polonia e Cechia

Per la prima volta su un palco da quando la sua candidatura a presidente russo e successore di Vladimir Putin è stata annunciata, Dmitri Medvedev ha detto ieri al congresso del partito putiniano «Russia Unita» di volere per Mosca «un ruolo speciale come leader mondiale». Non diceva così per dire. La Russia di Putin (perché tale resterà, anche se ieri il presidente uscente ha assicurato di voler diventare il premier di Medvedev «senza cambiamento di poteri», ossia promettendo di porsi ai suoi ordini) ha chiaramente imboccato la strada del recupero di una posizione geopolitica di forza. E questo in contrapposizione sempre più aperta con l’Occidente, che è interesse del Cremlino tentare di dividere.
Ieri sono stati aperti nuovi capitoli di questa vicenda, i cui toni diventano progressivamente più duri. Teheran ha annunciato di avere ricevuto la prima partita di uranio arricchito russo, destinato a fare da combustibile per la prima centrale nucleare iraniana, quella di Bushehr. Mosca afferma di aver agito d’accordo con la Casa Bianca, la quale ha in effetti confermato che la consegna del combustibile russo serve a dimostrare che da qui in avanti l’Iran non avrà più giustificazioni per continuare ad arricchire uranio in casa propria, un processo che a questo punto significherebbe solo che Teheran mira a procurarsi combustibile nucleare per fini bellici. Peccato che il capo dell’agenzia atomica iraniana abbia subito chiarito che l’arricchimento, invece, continuerà. E Bush ha subito replicato che «se non fermeremo gli impianti per l’arricchimento dell’uranio, l’Iran continuerà ad essere una minaccia per la pace».
Ma ieri Mosca ha mosso un’altra pesante pedina sulla scacchiera della sua partita con l’Occidente. Il generale Nikolai Solovtsov, comandante delle forze spaziali strategiche russe, ha detto che i nuovi missili balistici intercontinentali («che nessuno scudo è in grado di fermare») potrebbero presto essere puntati proprio contro lo scudo spaziale antimissile che Bush intende realizzare in Polonia e nella Repubblica Ceca. È un chiaro tentativo di intimidire due Paesi che, sfuggiti nei primi anni Novanta all’orbita di Mosca, sono in seguito approdati all’Alleanza Atlantica e all’Unione Europea, fino a darsi disponibili a far realizzare sul proprio territorio una struttura difensiva americana contro possibili attacchi missilistici iraniani.

Ora però le opinioni pubbliche dei due Paesi mostrano titubanze e il nuovo governo polacco, meno filoamericano del precedente, sta rivalutando la questione: ed ecco che il Cremlino interviene con le sue minacce. Appena l’altro ieri il capo di Stato maggiore russo Yuri Baluevski aveva detto che l’eventuale lancio di un missile antimissile dalla Polonia «potrebbe essere male interpretato e provocare un colpo di risposta».

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