Mosley, l’uomo messo a nudo ha sculacciato la Formula 1

Alla fine ha vinto lui. Nudo o vestito. Con frustino o senza frustino. Li ha messi in riga tutti, potenti e meno potenti del mondo dei motori, delle corse, della patinata formula uno. Prima li ha spaventati e poi li ha costretti a scendere a patti.
Quella di ieri è la resurrezione di un elegante signore inglese, persino un bell’uomo secondo donne giovani e meno giovani. È la rivincita di un signore di 68 anni che vive nella nostalgia di quando, ragazzo, aveva i capelli lunghi e amava le gare di F1 mentre le fanciulle correvano da lui come api al miele. È la grande vittoria di un uomo anziano che per via dell’età non sentiva più api ronzare attorno e forse per questo le api si era messo a pagare e frequentare. Tutto lecito, perché Oltre Manica così è, ma tutto così estremo, un po’ sado, un po’ maso, un po’ triste. La vicenda è quella lì, quella nota, delle foto di Max Mosley, capo mondiale di tutto ciò che ha un motore, sorpreso e spiato mentre si faceva frustare da signorine compiacenti vestite da carceriere di un lager.
È una storia che ha fatto il giro del mondo, portando con sé lo sputtanamento globalizzato di un uomo ripreso chiappe all’aria mentre faceva la vita sua. Era marzo, era il 30, e da lì a poco il grande carrozzone della formula uno - un altro dei suoi possedimenti di cui decide tutte le regole - sarebbe emigrato in Bahrein per un Gran premio. Da quel giorno, Max Mosley, presidente della Federazione dell’auto e politico di razza a contatto con tutti i governi del mondo, fu come morto, rovinato, ridicolizzato. Messo a nudo nel vero senso della parola e con le natiche arrossate finite all’aria su tv e giornali di ogni dove. A scandalizzare i più erano le scenette a tema sado-maso e le presunte frasi - mai completamente provate - a sfondo nazista. Per queste gli tuonarono contro gli Stati Uniti, Israele e la Germania tutta.
Poco importa che le telecamere del giornale News of the World l’avessero illegalmente ripreso e che per questo la testata sia poi stata condannata a pagare 60.000 sterline per violazione della privacy. Successe mesi dopo. Prima, per lui, il Mosley, solo l’unanime sentenza del mondo: ko, kaputt, adieu, non si farà più vedere e nessuno lo vorrà incontrare. Promesse all’inizio mantenute, con notabili e politici pronti a dare buca a eventi e convegni in cui lo si dava presente. Solo la Ferrari e la Renault non usarono mai parole forti, preferendo la politica del no comment, del silenzio, dell’attesa visto che comunque di violazione della privacy si trattava. Ad aggravare la posizione erano soprattutto le presunte frasi a sfondo nazista durante le scenette sadomaso. Frasi ancor più gravi visto che suo padre, Sir Oswald Mosley, tra le due guerre, era stato il convinto fondatore e trascinatore del partito fascista inglese nonché frequentatore di gerarchi nazisti.
Fatto sta, l’uomo dato per morto, rovinato e sculacciato, il 3 giugno scorso ha superato il processo della Federazione ed è rimasto in sella alla Fia. Da lì, poi, in un crescendo, come se pian piano stesse reindossando gli abiti che si era tolto, ha posto le basi della resurrezione finale di ieri. È successo quando il Consiglio mondiale Fia, da lui stesso presieduto, ha ratificato la nascita di una nuova Formula uno più economica e più umana, spingendo a trattare uomini non di poco potere come Luca di Montezemolo, presidente Ferrari, Flavio Briatore, numero uno Renault F1, Ron Dennis, capo della McLaren campione del mondo. È stato sufficiente minacciare le squadre. È accaduto qualche mese fa quando, improvvisamente, quasi anticipando la deflagrazione della crisi mondiale, Mosley ha detto che la F1 era diventata troppo costosa, un’orchestra del Titanic che ancora si ostinava a suonare mentre la nave stava affondando. Spiegò solo: «Introdurrò il motore unico per tutti».
Proposta che ha ovviamente fatto inorridire la Ferrari e i grandi costruttori. Risultato? Si sono tutti spaventati e l’uomo dato per morto e sputtanato è resuscitato sculacciando metaforicamente il potente mondo della formula uno. «Perché se mi portano buone idee per ridurre i costi io sono disponibile a valutarle», aveva detto alla vigilia dell’ultimo incontro.

E così è stato: le squadre, ricche e povere, preoccupate dal giro di vite imposto per decreto da Mosley, hanno smesso di litigare fra loro e capitanate dalla Ferrari e dal suo presidente hanno elaborato un piano salva-F1 talmente articolato e risparmioso da spingere lo stesso Mosley ad abbandonare i propositi di motore unico.
L’uomo con le chiappe all’aria ha messo a nudo i mali della formula uno. In fondo è una gran bella soddisfazione. Adesso è ancora più forte e non ha neppure dovuto usare la frusta.

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