La mostra del cinema del conte di Misurata: i Leoni sono in dirittura d'arrivo

Il Leone d’Oro alla Carriera ricevuto ieri da Marco Bellocchio, per le mani di Bernardo Bertolucci, è l’unico reale riconoscimento che il cinema italiano ha ricevuto in questa 68a Mostra

La mostra del cinema del conte di Misurata: 
i Leoni sono in dirittura d'arrivo

Venezia -  Il Leone d’Oro alla Carriera ricevuto ieri da Marco Bellocchio, per le mani di Bernardo Bertolucci, è l’unico reale riconoscimento che il cinema italiano ha ricevuto in questa 68à Mostra. Archiviata sotto i fischi Cristina Comencini, messo da parte il politicamente corretto Emanuele Crialese, se si esclude “Scialla!” di Francesco Bruni nella sezione “controcampo” e “L’ultimo terrestre” di Gipi, c’è poco di cui vantarsi nel nome del Tricolore. L’intervento italiano più importante da registrare, ma riguarda l’organizzazione stessa del festival è quello del conte Giovanni Volpi Misurata, figlio di quel Giuseppe Volpi che fu l’inventore della mostra stessa.

Come è noto ancora oggi una delle Sale di proiezione al Lido è a lui dedicata e le Coppe che premiano le migliori interpretazioni maschili e femminili portano il suo nome. In una lettera al quotidiano “Il Foglio”, il Conte Volpi ha da un lato sponsorizzato un rinnovo della direzione di Marco Muller e dall’altro ha auspicato l’arrivo di un “Papa straniero” alla presidenza. Il candidato di Volpi sarebbe il presidente della Tate Gallery di Londra Lord John Browne, già ex vice presidente del British Museum, nonché ex amministratore delegato della compagnia petrolifera BP. Scrive Volpi che solo negli ultimi due mesi e dagli sponsor, Browne ha raccolto per Tate Gallery 260 milio di di sterline: chi meglio di lui che ha oltretutto casa in laguna potrebbe ristrutturare la Biennale Cinema?

Chi meglio di lui potrebbe guidare la riscossa di una città finora punita dalla insufficienza delle strutture, dalla miopia della politica e dalla pigrizia dei veneziani? Come ricorda ancora Giovanni Volpi di Misurata, in un futuro più o meno prossimo ci sarà la linea Tav e Venezia sarà un’ora da Milano: ciò significherà un boom della Serenissima e un completo capovolgimento di scelte in materia di programmazione urbanistica e sociale. Le ultime giornate del Festival non sono comunque state ininfluenti: sono stati infatti proiettati in concorso i film di due autore geniali quanto contrapposti. Il primo è “Killer Yoe” di William Friedkin, il regista per intenderci di “L’esorcista”, il secondo è il “Faust” di Alexander Sokurov. Nulla li unisce ma si tratta di due Maestri ciascuno nel proprio genere capaci di entusiasmare e far riflettere.

Con Sokurov il totocinema relativo al Leone per il miglior film registra una new entry di tutto riguardo: resta comunque in campo la candidatura di “Carnage”, il film di Polanski, l’unico che sia riuscito a fare andare d’accordo pubblico e critica, come era nei desideri del direttore Marco Muller. Secondo quest’ultimo, probabilmente destinato a succedere a se stesso, la 68a edizione del Cinema di Venezia è riuscita a essere un felice e connubio fra arte e industria: ci sono stati i divi, i film d’autore, il film per il grande pubblico, le feste e gli sponsor. Ciò che è mancato e in maniera considerevole, è proprio quello che lo stesso Conte Volpi ha sottolineato nel suo intervento: poca professionalità nell’organizzazione e quindi poca credibilità, un eccesso di accrediti e di finti addetti ai lavori, un appalto di spazi quali quelli dell’Excelsior senza capo ne coda, la permanenza di un gigantesco scavo a lato del Palazzo del Cinema (con tanto di abbattimento di Pineta) e insomma tutto quello che in termini di efficienza, tempismo, professionalità, possiede Cannes e manca purtroppo a Venezia.

A farne le spese siamo stati anche noi giornalisti per i quali andare e venire fra Venezia e il Lido ha assunto spesso e

volentieri, l’aspetto di un esodo: non si sapeva a che ora si sarebbe dovuti partire per arrivare in tempo a una proiezione e a che ora si sapere potuti tornare ed era difficile da capire il luogo di imbarco dei vaporini.

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