MotoGp

E il settimo giorno Valentino Rossi si riposò. Nessun paragone blasfemo, la verità è che dopo sei giorni a tutto gas (i weekend del Sachsenring e Laguna Seca) il Dottore può finalmente tirare il fiato. Domenica sera, appena sceso dalla sua M1, è riuscito solo a dire: «Bel risultato ma sono troppo stanco per festeggiare» rendendo bene l’idea di quanto fosse stato difficile tornare sul podio dopo più di due mesi. A cinque giri dalla fine Rossi ha trovato le forze per superare Dovizioso e poi contenerne il ritorno. A metà agosto il motomondiale sbarcherà in Repubblica Ceca: con questa pausa, e la pista amica di Brno, farà un pensierino alla vittoria.
Il terzo posto negli Usa era l’obiettivo a cui Rossi mirava sin dalle prove libere ma non si può parlare di semplice missione compiuta. È anche sbagliato stupirsi del rientro in grande stile, Rossi non è tornato perché non se ne era mai andato: nelle quattro gare saltate per infortunio il suo incidente è diventato notizia per i media, ossessione per i rivali e fonte di ispirazione per gli striscioni d’incoraggiamento dei tifosi. Di fatto Rossi, a Laguna Seca, si è spogliato dei suoi 31 anni e ha trovato le motivazioni del debuttante che dà tutto perché deve dimostrare qualcosa. Da piccolo Vale cominciò a correre sui kart ma proseguire la carriera sarebbe costato troppo e così papà Graziano dovette indirizzarlo sulle due ruote. La voglia di emergere come centauro gli ha concesso, molti anni più tardi, di prendersi la sua personale rivincita sulle auto declinando un futuro in Ferrari. Domenica sera quella stessa voglia gli è servita a dire che se Lorenzo lo scorso anno negli Usa aveva concluso terzo con la spalla lussata, lui ci è riuscito con un chiodo impiantatogli nella gamba neanche cinquanta giorni prima. Non è esibizionismo né desiderio di consenso. Tredici anni fa, a bordo di un auto assieme al padre e Loris Capirossi, rimase coinvolto in un incidente che gli procurò una forte botta alla testa. La tac scongiurò ogni pericolo ma i medici, per sicurezza, gli chiesero di saltare la vicina gara in Indonesia. Tanto Rossi aveva già vinto quel mondiale due settimane prima. Macchè: oltre dieci ore di volo, gara da numero uno e vittoria.
La forza di Valentino è la passione che lo spinge a correre. Senza il numero 46 in pista crollano gli spettatori e i telespettatori. Oltre all’abilità ci mette testa e fantasia. Ci vuole genio per inventarsi il sorpasso su Lorenzo al Montmelò dello scorso anno o quello al Cavatappi su Stoner, era il 2008. Valentino è diventato anche fumetto per mano di Milo Manara: è la realtà che diventa fantasia, non viceversa. Valentino è quello amato (e odiato) per i tanti miracoli sportivi e per qualche sbaglio (vedi la vicenda con il Fisco). Diverte sempre, tutto gli è concesso. Al termine di Laguna Seca davanti alle telecamere per poco non si reggeva in piedi ma sorrideva. Come a dire: «Mi stupisco del vostro stupore».

Ed è proprio questo il mistero più bello, dopo quattordici anni di carriera conosciamo quasi tutto di lui eppure riesce ancora a tirare fuori il coniglio dal cilindro. Fra tre settimane, a Brno, attendiamo un’altra magia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica