Accelerazione, trasformazione digitale, competitività sono i pilastri per il rilancio dell'economia del nostro Paese attraverso una riflessione sull'industria 4.0 e gli sviluppi del digitale, in particolare. Misure al passo con le mutate esigenze del contesto, come l'introduzione di un nuovo sistema qualitativo del rating di credito e del primo modello di valutazione delle startup saranno determinanti nella svolta per tornare a crescere.
Il piano nazionale «Industria 4.0» può far recuperare competitività al sistema Italia. Parola di Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, il quale, a margine della presentazione del plafond di 90 miliardi a favore delle piccole e medie imprese, ha aggiunto: «Al momento le intenzioni di investimento nel manifatturiero sono positive ma modeste, con ampie differenze tra i settori. Se, da un lato, migliore accesso al credito e maggiori incentivi fiscali vengono percepiti come fattori di stimolo, è soprattutto l'incertezza dei mercati e la elevata burocrazia a frenare ancora le imprese ad aumentare i propri investimenti. Un recupero è urgente in quanto il livello attuale degli investimenti privati annui è del 25% inferiore a quello del 2008 (meno 90 miliardi in valore assoluto). Nella media dei paesi dell'area euro il divario è solo del 9%. In Italia sono crollati anche gli investimenti pubblici (meno 23%, meno 11 miliardi in valore assoluto)».
Ora che l'Italia cresce, anche se a ritmi inferiori alla media dell'eurozona, «è cruciale far ripartire gli investimenti e cogliere le potenzialità della quarta rivoluzione industriale», ha aggiunto De Felice. Lo sviluppo di Industria 4.0 e il relativo piano del governo possono essere la strada per recuperare competitività e posti di lavoro basandosi sulle competenze e non semplicemente sui costi. Per l'industria italiana è un'occasione per rafforzare le proprie capacità di produrre in piccole serie e con prodotti su misura per il cliente, di gestire in modo più efficiente i tradizionali e fitti rapporti di filiera tra tante pmi, di valorizzare le proprie competenze riconosciute nella meccatronica e robotica, di valorizzare le eccellenze del sistema universitario nel campo dell'ingegneria e della scienza.
«Le tecnologie sottostanti Industry 4.0 - ha continuato De Felice - necessitano comunque di 10-15 anni per raggiungere la completa maturità nel mercato ed essere pienamente efficienti. Oggi molte tecnologie esistono solo come prototipi o soluzioni pilota in via di sviluppo.
In questo campo Roland Berger stima un fabbisogno di investimenti a livello europeo di circa 60 miliardi di euro annui fino al 2030, di cui non meno di 10 miliardi l'anno relativi alla sola Italia». È soprattutto sul fronte delle infrastrutture tecnologiche che occorrono i maggiori investimenti, dato che l'Italia si colloca oggi al terzultimo posto in Europa davanti solo a Croazia e Grecia.AR
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