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Mou: «Cara Sensi, non chiedo rispetto... ma lo pretendo»

Roma Su una vigilia già bollente, si abbatte il ciclone Mourinho. Altro che fair play: l’allenatore di Setubal ha ritrovato la parola dopo due mesi e mezzo (partite di Champions escluse) e ha sparato a zero, soprattutto sugli avversari di stasera. Reazione logica dopo le polemiche seguite a Lazio-Inter, in fondo Mou è questo.
«Parlo di Coppa Italia», l’incipit quasi a voler rintuzzare il fuoco di domande. «Il mio futuro? Non posso dire che resto al 100 per cento, nel calcio non si può mai dire», la replica a chi gli ha chiesto della sua permanenza all’Inter. Poi però Mourinho ha iniziato ad affondare i colpi: prima vittima Rosella Sensi, che aveva parlato di vittoria nerazzurra all’Olimpico di cui vergognarsi. «È una vergogna rubare, chi ha la fortuna di nascere in una culla d’oro, deve rispettare chi lavora - l’attacco dell’allenatore dell’Inter -. Il mio staff e io siamo arrivati qui lottando per tutta la vita. Se l’Inter conquista la finale di Coppa Italia, la finale di Champions e lotta per il campionato non solo chiedo rispetto, lo esigo. La signora, oltre che donna, potrà essere dottoressa, presidentessa, può essere nata in una culla d’oro ma deve darci rispetto. Contro la Lazio abbiamo messo tutto in campo, rischiando Sneijder che non giocherà la finale e perdendo anche Lucio». Da Trigoria nessuna replica («rispondo solo al mio allenatore», è la posizione che filtra dall’entourage della Sensi).
Ma intanto quell’atteggiamento dei tifosi laziali che tanto ha fatto discutere non ha toccato più di tanto il portoghese: «La rivalità tra tifoserie esiste in tutto il mondo, ma se c’è un problema tra loro, non è certo un mio problema. I miei giocatori a Roma hanno fatto una partita come tutte le altre con una pressione extra di dover giocare ogni tre giorni. Noi giochiamo almeno dieci partite in più di tutte le altre».
Non gli è andato davvero giù che tanti abbiano messo in dubbio la regolarità della vittoria nerazzurra: «Ho vinto 5 campionati e non ho mai vinto con difficoltà. Ho sempre detto che un giorno avrei voluto la pressione di lottare fino alla fine. Mi sbagliavo: è molto più bello vincere con 20 punti di vantaggio, 5-6 giornate prima della fine. Domenica ho vissuto una giornata sotto pressione, sapevo che se non avessi vinto, avrei perso il campionato. Mentre gli altri prendevano il sole che c’è spesso a Roma, noi eravamo a giocarci una guerra calcistica a Barcellona. E poi siamo venuti qui senza sapere che giocatori avevamo a disposizione».
Ranieri ha accantonato per qualche giorno il discorso campionato, ma la nuova stoccata di Mou è arrivata proprio sulla lotta scudetto: «Durante questo campionato i giocatori dell’Inter che giocano in altre squadre contro di noi sono sempre i migliori in campo, vedi Burdisso, Rivas o Meggiorini. Invece i romanisti che giocano contro la Roma escono all’intervallo». E dopo il provocatorio gesto delle manette, è spuntata la mimica della goffaggine di alcuni portieri del nostro campionato. «Quelli che giocano contro di noi sono sempre fantastici, come Muslera che in tre partite ha sempre parato tutto, quelli che affrontano la Roma sembrano colpiti dalla sindrome coreica (malattia ereditaria che porta a un difetto di coordinazione delle mani, ndr) e al primo tiro fanno entrare il pallone».
Infine Mou ha polemizzato sulla scelta della sede della finale. «La Roma ha la fortuna di giocare in casa, una cosa unica al mondo. L’unica cosa che cambia per loro è che andranno in una panchina diversa, ma per il resto giocano in casa e non mi sembra corretto. In Spagna e Germania decidono lo stadio dopo aver visto le finaliste, in Inghilterra e Francia in uno stadio neutrale. Qui invece si gioca a Roma».
E dopo la replica a Cruyff che ha sostenuto che Mourinho non sa perdere («non mi ricordo di aver obbligato gli avversari a subire una doccia...), il portoghese ha esorcizzato il rischio di zeru tituli oltre che quello del 5 maggio. «Zeru tituli non è un dramma se lotti fino alla fine in tutte le competizioni. Se vinciamo tre titoli è storico, due o uno è bello, zero non è una vergogna. Giochiamo ogni tre giorni mentre altri sono in vacanza e, ironia del destino, il calcio italiano spera che alziamo la coppa per mantenere il ranking Uefa. Il 5 maggio? Lo ricordo solo perché è morto Napoleone, non sono nato interista e non ho seguito quella storia. Spero che sia una grande partita per la pace e per la festa. Se giocatori e i tifosi della Roma non vogliono questo, è un problema loro, siamo abituati anche ad avversari che cadono per terra con le mani in faccia guardando l’arbitro...».

La parola al campo.

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