Politica

Muore re Fahd, l’Occidente perde un amico

Il nuovo monarca, anche lui ultraottantenne e afflitto da problemi di salute, è più tradizionalista meno gradito agli Usa. Ma ha garantito la stessa stretta collaborazione

Roberto Fabbri

Appena tre giorni fa il ristabilimento delle condizioni di salute dell’anziano re Fahd (la cui età imprecisata era compresa fra gli 82 e gli 84 anni) era stato pubblicizzato per l’ennesima volta a Riad con ringraziamenti ad Allah e perfino con un’amnistia di detenuti comuni. Ma ieri mattina i sudditi sauditi sono stati svegliati con una doccia fredda: il re - ha detto con toni gravi l’annunciatore della televisione di Stato interrompendo i programmi - è morto alle prime luci del giorno nell’ospedale dove era ricoverato dallo scorso 27 maggio e dal quale stava per essere dimesso. «Con grande dolore - recitava l’annuncio ufficiale - la corte reale piange la morte del Custode delle due Sacre Moschee, il re Fahd». Dopodiché in segno di lutto è cominciata la lettura di versetti del Corano.
Una sorpresa, ma fino a un certo punto. Re Fahd, infatti, era seriamente malato da una decina d’anni, in conseguenza di un’embolia cerebrale. I problemi circolatori sono una costante della dinastia Saud: il predecessore di Fahd, Khaled, morto nel 1982, era un cardiopatico. Dal 1995 il sovrano di fatto dell’Arabia Saudita era dunque il fratellastro Abdullah, caso pressoché unico al mondo di principe ereditario ottantenne, che ieri è stato nominato nuovo monarca pochi minuti dopo l’annuncio del decesso del re. Dello stesso Abdullah si sa che ha avuto problemi cardiaci una ventina di anni fa, e che segue un regime dietetico e sanitario molto rigoroso.
Una fonte ufficiale saudita si è affrettata a comunicare che la politica petrolifera del più importante produttore di greggio del mondo non subirà cambiamenti, come sembra logico considerando che Abdullah succede in pratica a se stesso. Ma ciononostante il prezzo del petrolio estratto negli Stati Uniti è subito salito di quasi mezzo dollaro al barile. Contemporaneamente la Borsa di Riad, che è la più importante del mondo arabo, sospendeva le contrattazioni. Nuovo principe ereditario al posto di Abdullah è stato nominato il principe Sultan, attuale ministro della Difesa. Un altro vegliardo - è nato nel 1928 - la cui salute risulta essere piuttosto fragile. Del resto la complicatissima tradizione saudita non prevede una transizione del trono di padre in figlio, ma piuttosto «in orizzontale» tra fratelli e fratellastri, il che ha portato al formarsi di una inscalfibile gerontocrazia.
Chi si interroga su eventuali cambiamenti nella politica internazionale di Riad ha notato che il presidente americano Bush è stato avvertito del decesso di Fahd nel giro di pochi minuti, segno di rapporti sempre strettissimi tra i due Paesi. Ma di Abdullah si sa che è un po’ più tradizionalista del defunto fratellastro e meno gradito a Washington.


Una conseguenza certa della scomparsa di re Fahd è il rinvio del vertice pan-arabo che avrebbe dovuto aprirsi domani a Sharm el Sheikh in Egitto.

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