In Murcia la discoteca «Mecca» cambia nome per evitare di saltare in aria

Fu realizzata nel 1987 ad Aguilas, nel sud della Spagna, con minareti, archi moreschi e mezzelune. Durante i restauri a settembre, la denuncia di un muratore islamico scatenò una pioggia di minacce via Internet. Costringendo la proprietà a ribattezzare «Giardino» il locale e abbattere le architetture arabe

Dopo le polemiche e le accuse, le minacce. E ancora una volta l'Occidente ha dovuto chinare il capo: non si può chiamare una discoteca «La Mecca», non ci si può mettere sopra una costruzione che ricordi un minareto, men che meno avere due arcate in stile moresco all'entrata e all'interno una mezzaluna. E così i proprietari del locale hanno dovuto cambiare nome e soprattutto arredo e decorazioni.
La discoteca in questione si trova ad Aguilas, località turistica nel sud della Spagna, 35mila abitanti, in riva al mare, nella comunità autonoma di Murcia. Una delle regioni spagnole a più alta immigrazione magrebina. Qui nel 1987 venne aperta una discoteca dal nome allora solamente esotico: «Mecca». E per rendere la costruzione più aderente fu realizzato il minareto, le arcate moresche la mezza luna. Il locale ebbe un certo successo per una dozzina d'anni, poi alla fine degli anni '90 chiuse. Dopo un decennio cinque soci decisero di farlo tornare ai vecchi fasti, lo rilevarono e lo riaprirono già il 18 giugno con l'intenzione di rinnovarlo appena chiusa la stagione estiva. Così chiamarono un'impresa edile per ristrutturare e rinfrescare l'edificio e il 2 settembre iniziarono i lavori. Ma tra i muratori capitò anche un fervente musulmano.
Partirono subito le polemiche «La Mecca è il luogo più venerato dai musulmani ovunque nel mondo. I musulmani pregano verso La Mecca ed è lí che il profeta ha ricevuto il santo Corano. Dare questo nome ad un posto per ballare e bere mostra il disprezzo per i nostri sentimenti» disse Mohammed Ali, capo della Federación Española de Entidades Religosas islámicas, ossia Federazione spagnola delle entità religiose islamiche. «Una discoteca è un luogo di piaceri terrestri - ha poi aggiunto Alì - e quello che avviene dentro, come bere alcolici, non è conforme con i principi dell'islam».
I proprietari del locale hanno provato inutilmente a replicare «Sarebbe come dire che i baschi offendono la religione cristiana perché chiamano lo stadio di Bilbao la "Cattedrale"». Non hanno convinto neppure il pur moderato Antonio Garcia Petite, fondatore della commissione d'arbitraggio musulmana e di beneficenza (Comité de Arbitraje musulman y Buenas Prácticas) «Il nome della Mecca è generalmente utilizzato per designare il centro di un'attività specifica come "Hollywood, la Mecca del cinema" o "New Orleans Mecca del jazz" e così via, senza alcuno problema. Tuttavia, è inadeguato chiamare una discoteca con questo nome».
E mentre si infittivano le polemiche cominciarono anche a piovere insulti e soprattutto minacce, arrivate copiose via internet. I proprietari hanno allora convocato alla «Mecca», sempre quella di Aguilas, Mohamed Reda el-Qady, segretario dell'Unione delle Comunità islamiche di Murcia, affinché si rendesse conto di persona delle condizioni della discoteca. E alla fine del sopralluogo el-Qady ha condannato le minacce in rete, ammettendo come la discoteca fosse lì da molto tempo senza avere mai suscitato scandalo. Ma è anche stato molto severo: «Per chiudere la polemica è necessario rimuovere i motivi offensivi»
E così per evitare che qualche buon fedele si faccia saltare dentro il locale, magari quando è affollato, i cinque soci hanno fatto buon viso a cattivo gioco. Via tutti i segni che possono in qualche modo ricordare l'islam, minareti e mezze lune, e via il nome.

La discoteca in futuro si chiamerà «Il giardino» o «Il torrione» o uno delle altre 2.000 proposte alternative giunte alla pagina web dei responsabili del locale, che avevano indetto un sondaggio on line, per togliere fuoco alle polemiche. Sperando che qualcun'altro non si offenda.

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