
Università Bicocca, dipartimento di Psicologia. Spunta un violino. Non è una musicista, o almeno non solo, ma Alice Mado Proverbio, brillante neurobiologa, post-dottorato in America, cattedra alla Bicocca e un laboratorio da lei fondato che registra i potenziali elettrici del cervello. Dall'infanzia non ha mai smesso di suonare. Organo, pianoforte, e da dieci anni il violino. Le sue ricerche mostrano che la musica - oltre alla pratica di uno strumento - sviluppa problem solving, concentrazione, resilienza, autodisciplina, stimola la voglia di agire meglio. Il suo intervento è fra i più attesi degli Harmony Days, in Fondazione Cariplo di via Romagnosi 8. Due giorni - domani e domenica - di conferenze e workshop per spiegare che la musica è uno strumento di prevenzione e cura, fonte di benessere. Interverranno neuroscienziati, filosofi, imprenditori e dirigenti come Fedele Confalonieri, vertice di Mediaset e un diploma di pianoforte conquistato a settant'anni.
Mado Proverbio spiegherà che non sono i geni dell'udito, il leggendario «orecchio», a fare il musicista, ma quelli che ti impediscono di mollare. Lei non molla. Due figli cresciuti, ricerca di punta che la proietta internazionalmente, è al timone di un corso d'avanguardia su «AI applied to neurological sciences and brain-computer interfaces». Si ritaglia pure il tempo di collaborare per i concerti dell'orchestra della Bicocca, obiettivo che richiede un'ora al giorno, e almeno cinque nei fine settimana. Quando parla di Bach, da ex-organista, s'illumina. «Per me la musica è stata lui, agli inizi, gli altri erano eccezioni (poi è venuto Boulez)». Spiega che le linee melodiche di Bach parlano al cervello come una voce umana, accendono il sistema emotivo, per questo l'ascolto bachiano è anche un'esperienza linguistica e socio-affettiva. Non stupisce che il pianista Filippo Gorini, figlio di fisici nucleari, l'abbia coinvolta nei docufilm «Ricercare sull'Arte della fuga» (RaiPlay): serviva qualcuno capace di spiegare cosa succede nella nostra testa quando l'armonia di Bach ci trapassa. Lei l'ha fatto. Spuntano poi «neurorecital», come quello di luglio al blasonato Festival di Verbier, dove il pianista Nicolas Namoradze ha proiettato in tempo reale l'attività cerebrale mentre suonava. Gran spettacolo e gran marketing, ma la ricerca scientifica è un'altra cosa. Si fa in laboratorio: dati raccolti con rigore, analisi numeriche, modellizzazione, trattamenti statistici, pubblicazioni peer-reviewed. È quello che fa Alice Mado Proverbio.
«Non è tardi imparare il violino a cinquant'anni?». Sorride fiera. «Mi ero messa in testa di fare l'esame di Quinto. Non l'ho passato, ma almeno mi ha spinto ad alzare i miei obiettivi». La neuroplasticità è al massimo da bambini, ma c'è anche nell'adulto. Lei ne è la prova. «Sono la cavia di me stessa». Rattrista sapere che a scuola la musica è la cenerentola delle discipline.
Mentre si suona - spiega - «il cervello si espande, si potenziano i fasci di fibre bianche che controllano i movimenti, pensiero diventa più rapido, la memoria e la capacità di calcolo migliorano. Si affina la capacità di decidere e di prestare attenzione».