Letichetta di senatore con lelastico non gli piace. Enrico Musso deve solo aspettare tre settimane prima di vedersi assegnare una poltroncina di velluto rosso a Palazzo Madama. È blindato, blindatissimo, al primo posto nella lista del Pdl. Ma da qualche giorno «teme» un eccesso di complimenti. Come quelli che gli ha rivolto pubblicamente Claudio Scajola, il leader ligure degli azzurri, confermandogli la ricandidatura a sindaco.
Musso, ha già prenotato il viaggio andata e ritorno?
«No, no, per carità. Sono onorato di essere stato scelto come capolista e quindi come senatore sicuro. Ma sono abituato a portare a termine i compiti che mi vengono assegnati. Proprio per questo ora vorrei concentrarmi su questo nuovo incarico».
E allora «disobbedisce» a Scajola?
«Non si tratta di disobbedire a nessuno. Intanto perché il problema della candidatura a sindaco si porrà tra quattro anni, e in questi mesi ho imparato che in politica le cose cambiano in tempi molti più brevi. Non si possono fare progetti a così lunga scadenza. Magari la legislatura finisce anche prima o cambiano le condizioni».
È già pronto a cambiare idea?
«Ancora una volta: no. Le parole dellonorevole Scajola mi hanno riempito di orgoglio, sono state unattestazione di stima nei miei confronti. Io stesso sono stato sorpreso, perché non ne avevamo mai parlato prima, ma ripeto che mi hanno fatto piacere. Successivamente gli ho sentito ribadire il concetto, con qualche sfumatura diversa. Ha detto che ragioneremo sulla mia ricandidatura. E sono perfettamente daccordo con lui. E per il momento voglio mantenere il mio impegno per la Liguria sia dal Senato, sia dal consiglio comunale».
Sandro Biasotti però tornerà presto per la sfida in Regione.
«La sua situazione è molto diversa. Intanto perché le regionali ci sono tra due anni. E poi perché lui ha detto da sempre che punta alla riconquista di piazza De Ferrari. E che dal 15 aprile, il giorno dopo le elezioni, inizierà la sua campagna per le regionali».
Cosa la frena sulla nuova sfida per Tursi nel 2012?
«Soprattutto il fatto che ho intenzioni importanti per questo mio incarico in Senato. Voglio portare il mio contributo. Per la Liguria innanzitutto».
Intanto però non porta a termine il mandato di consigliere?
«Non è detto. Sto provando in tutti i modi a restare in Comune, per tanti motivi».
Il primo?
«Perché quando si è iniziato a parlare della mia candidatura a Roma, molta gente mi fermava per strada. Erano tutti contenti per me, ma mi chiedevano anche di non lasciare Genova».
E si può fare?
«Certo che sì. Non in queste condizioni, è vero. Però chiederò al sindaco Marta Vincenzi se si possano spostare i consigli al lunedì. Farli di martedì renderebbe impossibile la mia partecipazione. Ma al lunedì si potrebbe fare e ne sarei felice».
E perché la Vincenzi dovrebbe accettare?
«Perché sarei lunico senatore genovese in consiglio comunale, un tramite ideale tra città e governo. Ci sarà anche Roberta Pinotti, che però non è in Comune e soprattutto è ormai una dirigente della segreteria nazionale del Pd».
Diceva di non riuscire a fare bene neppure il consigliere comunale...
«È vero, era un mio rammarico. Ma cè un aspetto tecnico che a volte la gente non conosce. Finora non potevo lasciare il mio lavoro allUniversità, e i molti impegni di ricerca. Fare il senatore e il consigliere comunale sarebbe invece più facile».
Cambia mestiere? Lascia tutto?
«AllUniversità è la stessa legge che impone laspettativa. Ma lascerò anche tutti gli impegni esterni. Manterrei soltanto qualche incarico scientifico internazionale che comunque non andrebbe a interferire con il mio impegno politico e che potrei tranquillamente gestire anche da Roma. O in viaggio».
Un incarico da senatore a tempo pieno. E un pre-incarico in vista della rivincita con Marta Vincenzi. Niente male per chi, fino a poche settimane fa, era dato per dimenticato dal centrodestra.
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