La Mussolini: «Mio nonno Benito non odiava i gay»

La nipote del Duce difende la «complessa figura» del dittatore e invita i giovani ad approfondirla, studiando «da autodidatti»

da Milano

Mescola ricordi personali e interpretazioni della storia italiana. Quella più buia, ancora oggi è capace di accendere discussioni infuocate e svegliare le più sanguigne passioni di parte. Quella del Ventennio fascista. Lei è Alessandra Mussolini, l’occasione un’intervista rilasciata a Klaus Davi per la sua web tv su YouTube, Klauscondicio. L’oggetto della discussione, nonno Benito.
L’atmosfera è quella rilassata di un torrido pomeriggio estivo. Parole in libertà. Confidenze. Punti di vista. Ma anche consapevolezza che la storia è lì, a parlare con i fatti, e che non si può cambiare, o negare. E allora ecco che, quando privato e pubblico si incontrano, nei ricordi e nel racconto, è inevitabile che i tasti si facciano dolenti, specie se quel privato e quel pubblico confliggono. Come quando arriva una domanda sull’atteggiamento di Benito Mussolini nei confronti degli omosessuali. «Mio nonno non odiava i gay, assolutamente - è la risposta della parlamentare Pdl -. Ricordo che la mia famiglia aveva tantissimi rapporti di amicizia con omosessuali. Approfitto di questa occasione per rivelare che i più grandi amici di mia zia Edda erano gay». Fin qui il personale, l’intimità familiare. Però poi ci sono quelle migliaia di omosessuali mandati al confino, schedati e perseguitati dal regime. «Non nego affatto il dato storico - continua la Mussolini nell’intervista - ma dipingere la famiglia Mussolini come omofoba è sbagliato». Una puntualizzazione con la quale la Mussolini sembra volersi chiamare direttamente in causa, al punto che alla domanda circa la sua posizione sulla presenza di gay e lesbiche nell’esercito, risponde: «Ci sono già, forse anche generali. Ma penso che sia importante che all’esterno non si possa capire chi è omosessuale e chi no. La privacy delle persone deve essere rispettata, nessuno deve essere forzato a dichiararlo se non vuole».
Torna poi a parlare del nonno e di quanto secondo lei i giovani siano poco informati sulla storia del fascismo. «Molti non sanno che mio nonno non ha mai, nel governo, fatto cose che non fossero meritocratiche, non si sognava di preferire uno o l’altro se non per meriti. Ci sono pagine di storia che sono troppo semplificative e che banalizzano un personaggio complesso come quello di mio nonno. I giovani devono rendersi conto personalmente, in maniera autodidatta, spulciando anche su internet e leggendo libri». Poi passa all’attualità, attaccando la Rai, dove la destra, a suo dire, «viene rappresentata solo marginalmente» o in modo falsante, come è accaduto alla figura di sua nonna Rachele in un documentario, «descritta come una donnetta che sta in cucina, mentre lei era rigida, acuta».

Parlando infine delle gite scolastiche a Predappio, che nei giorni scorsi avevano creato imbarazzo, la Mussolini ha dichiarato che «non è più un tabù. Fa parte della nostra storia». Una storia lungi dal generare un’interpretazione unanimemente condivisa.

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