Muto dopo il ko con il Chelsea Cosa sta meditando il portoghese?

nostro inviato a Pasadena

Presidente, ce lo spieghi lei cosa sta succedendo.
Quando le notizie girano dalla parte sbagliata, anzi restano appese a dei sospiri che ognuno interpreta a suo modo, occorre che qualcuno faccia chiarezza. E non è solo la storia di Samuel Eto'o che intriga, è tutto il giro del fumo che confonde le idee, quattro scudetti vinti di fila e qui sembra si stia raccontando di macerie. Occorre serenità, tutto ha una spiegazione, in fondo sono stati un autogol e un rigore a decidere Chelsea-Inter. Dopo dieci giorni di preparazione ci può anche stare, meno che la squadra in 90 minuti non sia riuscita a calciare in porta, dando la sensazione di un gruppo di giocatori che stavano assieme per la prima volta. Al Rose Bowl di Pasadena c'erano 81mila spettatori, un pienone che da noi succede forse un paio di volte o tre in una stagione, tanta voglia di calcio degli americani, tradita da una partita forzatamente su ritmi lenti che Daniele Bernazzani, incaricato di turno, ha spiegato in questo modo: «Perdere non piace a nessuno, ma ora noi non stiamo guardando al risultato. Avevamo in campo molti giovani, vogliamo che accumulino esperienza e quale migliore occasione di questa, contro squadre così prestigiose».
Gli hanno anche chiesto come mai ci fosse lui in conferenza stampa e non Mourinho, risposta rimbalzata alla grandissima: «Josè ha deciso di dare spazio ai suoi collaboratori. In questo periodo di amichevoli lo può fare, se dovesse succedere in campionato sarebbe un finimondo, ma ora non è niente di speciale». Tutto normale, come le dichiarazioni distensive dell'Amministratore delegato Ernesto Paolillo che ha difeso i silenzi di Josè Mourinho: «Lui e il presidente sono in perfetto accordo su tutte le scelte di mercato, compresa naturalmente quella di Lucio. Il tecnico non parla? Lo trovo comprensibile, con la differenza di fuso orario fra qui e l'Italia, le sue dichiarazioni potrebbero essere fraintese o superate dagli eventi. Josè è contento della squadra - ha precisato Paolillo -, non ha ancora in mano il prodotto finito, ma è solo questione di tempo, l'Inter è in costruzione».
I silenzi di Josè non inquietano la società, ma fanno notizia. Basterebbe capirli, così si possono solo intuire, lo scorso anno, ritiro precampionato a Riscone di Brunico, il tecnico qualcosa aveva raccontato, soprattutto davanti alle telecamere per evitare di essere travisato, era alla sua prima stagione, comprensibile. Quest'anno zero. Una situazione non fluidissima accompagnata a Pasadena da una formazione che contro la sua ex squadra ha faticato tantissimo, e i gol subiti da due suoi pupilli che avrebbe voluto all'Inter sono stati quasi un contrappasso beffardo. Con Deco che nel secondo tempo ha sfiorato l'incrocio con un missile da fuori area.
Nella ripresa è entrato Ibra, è sembrata quasi una provocazione di Josè. Attorno a lui mille voci, perché metterlo in campo se poi se ne va, non sarebbe meglio provare nuove soluzioni? Risposta: Ibra è ancora un giocatore dell'Inter.
E a sentire le ultime voci: «Con lui e Eto'o state correndo troppo - ha dichiarato Mino Raiola, procuratore dello svedese -. Non è neppure detto che la trattativa vada in porto», sembrerebbe solo e soltanto un gioco delle parti in cui è difficile capire chi bluffa e chi è l'ingannato. Un giorno tutto fatto, il successivo gente che torna in Spagna, procuratori che minacciano di far saltare il banco. Comunque questo affare si concluderà forse già stamane con le firme dei due giocatori. Adesso la paura per la mano di Ibra (forte contusione). Visto lo svedese un'ora e trenta dopo il match con il Chelsea seduto sull'aereo per Boston giocare con il suo Ipod con le dita che viaggiavano a mille, incavolato perché nel passare in corridoio gli altri lo urtavano. Il solito Ibra che conosciamo, quello che non vuole perdere mai.
Come Josè.

Si può solo immaginare quanto gli sia costato mettere in campo gli indesiderati, quelli che durante la sua unica conferenza stampa di questa stagione, ha definito illusi se pensavano di giocare un solo minuto di questa tournee americana. Se Josè non ce lo dice, scenda in campo il presidente, questa Inter ha abituato troppo bene i suoi tifosi che adesso hanno perfino paura di perdere il derby di domenica a Foxborough.

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