«Mutui, crisi non grave ma è ancora la paura a dominare i mercati»

«Mutui, crisi non grave ma è ancora la paura a dominare i mercati»

da Roma

L’impatto della crisi del mercato Usa dei mutui subprime sugli intermediari italiani (banche, assicurazioni, imprese d’investimento) «può considerarsi contenuto nel confronto internazionale». Tuttavia, rileva il direttore generale di Bankitalia Fabrizio Saccomanni, «le implicazioni delle turbolenze innescate dalla crisi assumono rilevanza anche per il nostro sistema finanziario». E non si è ancora ristabilito, aggiunge il «numero due» della nostra banca centrale, quel clima di fiducia necessario su cui si basa l’attività finanziaria.
Le perdite derivanti dal deterioramento dei mutui subprime, osserva Saccomanni, si aggirano intorno ai 100 miliardi di dollari, un ammontare pari all’1% del complesso dei mutui accesi dalle famiglie americane. Perdite elevate in valore, ma contenute in proporzione alla dimensione del mercato Usa dei mutui, che hanno tuttavia provocato una reazione a catena di vasta portata sui mercati finanziari mondiali, richiedendo l’intervento delle banche centrali. «Un fenomeno che si è verificato - spiega Saccomanni - nel momento di transito fra le regole di Basilea 1 e di Basilea 2». In breve, gli intermediari hanno sfruttato la normativa esistente che favorisce il ricorso a operazioni attraverso i conduit, o veicoli specializzati, distribuendo a terzi il rischio di credito.
«È ancora presto per trarre dalle esperienze vissute nell’estate chiare indicazioni di policy - rileva il direttore generale di Bankitalia -: le analisi sono in corso. E tuttavia occorrerà riflettere sul grado di trasparenza della finanza strutturata, soprattutto con riferimento alla allocazione rischi». Il modello di intermediazione originate and distribute, affermatosi progressivamente nei mercati, si è dimostrato, in caso di difficoltà, «del tutto inefficace, costringendo le banche ad affrontare e sostenere l’impatto di rischi che pensavano di aver trasferito». Più in generale, Saccomanni ritiene che le recenti turbolenze mostrino chiaramente «l’importanza della reputazione e della fiducia nei mercati finanziari».
Quanto alle ripercussioni della turbolenza finanziaria sull’economia reale in Europa, è evidente che i rischi per il 2008 si sono accentuati. Lo rileva anche il commissario europeo agli Affari economici Joaquin Almunia: «L’impatto sarà minimo per quest’anno - dice - e tuttavia i rischi sottostanti per la crescita in Europa sono aumentati. La turbolenza nei mercati, combinata con una volatilità accentuata nei cambi, crea maggiore incertezza, e rivela un declino nella fiducia che potrebbe a sua volta causare - aggiunge il commissario europeo - un’ulteriore stretta del credito».


Nonostante le incertezze, per Almunia l’economia di Eurolandia posa su «basi solide», con una domanda interna che continuerà a crescere nel 2008. Secondo le ultime stime di Bruxelles, la crescita economica dovrebbe comunque rallentare al 2,2% contro il 2,5% previsto prima della bufera estiva.

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