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Nadal torna sul trono Ma è quasi tutto merito di mamma e papà

Probabilmente alla fine Natalie Keen penserà di aver avuto ancora ragione. Perché se poi vince Rafael Nadal, in tre set così come da pronostico, con un 6-3, 7-5, 6-4 del quale il ceco Tomas Berdych può dire solo di essere stato comunque contento, allora davvero forse non ne valeva la pena. E invece no.
Natalie Keen sul campo centrale di Wimbledon non la conosce nessuno, ma fuori è tutt’altra storia perché lei - in realtà - è una celebrità: la miss delle code. Capita infatti che per lunghi giorni fuori dalle Doherty Gates si formino chilometri di massa umana disposta a tutto per accaparrarsi un biglietto, possibilmente quello della finale. Ed ecco allora che Natalie, che a Wimbledon vive, ogni anno è sempre lì: fa la coda, aspetta paziente per ore - a volte giorni -, compra il biglietto e poi non entra. Perché lei fa la coda su commissione: «È tanto tempo ormai - ha detto all’Independent che l’ha scovata mischiata tra le migliaia di fan del tennis -, anche se quest’anno mi è quasi venuta la tentazione di vedere cosa c’è dietro quei cancelli. Ma mi hanno assunta in un nuovo posto e non è il caso di perdere tempo: in fondo il tennis non è così interessante...». Biglietto girato insomma, ancora una volta. Ma è stato un errore, Natalie.
Perché la vittoria facile di Rafa è stata meno banale di quanto dica una finale durata poco più di due ore: un po’ perché Nadal durante il torneo ha dovuta faticare assai - visto che per due volte è arrivato al quinto set - e un po’ perché un anno fa l’attuale numero uno del mondo a Wimbledon non c’era, vittima delle sue ginocchia e dei suoi demoni, perché pure il divorzio tra mamma e papà, la rottura di una famiglia da Mulino Bianco, era stato un dolore più forte di quello fisico. Così ecco il motivo per cui Rafa si getta sull’ex erba del campo centrale per celebrare il suo secondo trionfo e l’ottavo Slam: nulla di paragonabile al 9-7 del quinto set 2008 contro Federer, ma forse - psicologicamente - una vittoria più grande.
Ironman insomma è tornato, sempre con quella cattiveria negli occhi quando deve colpire una pallina e con quella faccia da bambino quando deve consolare gli sconfitti. A Wimbledon quest’anno mamma e papà erano presenti, separati ma uniti, e forse per questo Rafa è tornato, più sereno, più maturo, più numero uno, adesso che il grande rivale Federer dà segni di vecchiaia. E non è stato neanche il miglior Nadal di sempre, eppure doveva finire così, con i complimenti della nazionale spagnola di calcio e dell’asso dei Lakers Pau Gasol. Era scritto, per sancire una stagione già dominata sulla terra rossa: «Ma io ero nervoso prima delle finale. Se non sei nervoso a Wimbledon non sei normale, no?».
Nadal è così, vince ma non infierisce. E con i tifosi di casa - che ieri si sono consolati per la finale tutta britannica del doppio juniores - si è pure complimentato per il comportamento tenuto nella semifinale contro Murray. «Non vi preoccupate - ha detto -, prima o poi Andy riuscirà a vincere». Il problema è che finché Nadal è in giro la cosa sembra complicata.

Ma Natalie non sembra preoccuparsene.

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