Esce dalla porta, ma rientra della finestra, Nando Dalla Chiesa. L' ex consulente del comune di Genova, responsabile della promozione della città, che quella porta l'aveva sbattuta il 10 dicembre scorso, rassegnando a sorpresa le dimissioni, si presenta nuovamente fianco a fianco con il sindaco Marta Vincenzi. E dichiara di offrire la propria disponibilità per una nuova collaborazione con il comune. Certo, resta da vedere cosa il comune ha da offrire. «Mi scuso per i modi in cui ho dato le dimissioni - dice Nando Dalla Chiesa -: senza rispettare i passaggi. Ma avevo i miei motivi, che mi hanno portato a una scelta più che ragionata. L'amministrazione comunale ha però preso atto dei problemi che ho indicato, che non erano più tollerabili per un clima di quieto vivere. Ora mi è stata fatta una proposta, mi riservo di prenderla in considerazione nei particolari».
Detto fatto. Se Nando aveva lasciato per incomprensioni con la giunta Vincenzi, oggi Marta gli propone la carica di responsabile di «Genova città dei diritti» e di Urban Lab. «Nando ha fatto un buon lavoro - dice il sindaco -. E bisogna ricordare che è entrato in un momento molto difficile, in cui la città, pur essendo virtuosa, era sotto le luci dei media per le inchieste dei vari Morettini, Striano, e altri».
A lui, quindi, va il merito di aver raccolto la «patata bollente», e aver risollevato, secondo quanto detto dal sindaco, le sorti dell'immagine della città.
Il nuovo ruolo affidato a Dalla Chiesa, si inserisce in una mini «rivoluzione». La differenza rispetto a prima? Un po' fumosa, in verità, ma il sindaco spiega di aver messo mano alla riforma del settore della cultura della città.
Così, alla Fondazione per la cultura (guidata da Luca Bozzano) andrà la gestione degli eventi della città compresi anche capodanno, festival estivi e notte bianca. Al lavoro della Fondazione, viene accostato l'assessore alla cultura, cui spetta una visione più ampia, che va dal rapporto con istituzioni quali i teatri, a quello con le università. Resta il «Tavolo della promozione della città» (sì, c'è anche quello) in cui la fondazione avrà un ruolo. Poi, dulcis in fundo, c'è il consulente.
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