NapoliLa fuga della presunta assassina di capodanno, Manuela Terracciano, 22 anni, è durata due giorni e mezzo. Ieri pomeriggio, la ragazza, accompagnata dal suo avvocato, Gaetano Inserra, si è costituita nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Terracciano, incensurata, figlia del boss dei Quartieri spagnoli, Salvatore, detto «o nirone», è accusata di avere ucciso, con un proiettile vagante, Nicola Sarpa, 24 anni, mentre impazzavano i festeggiamenti per l'arrivo del 2009.
Il giovane si era affacciato al balcone della sua abitazione, in vico Lungo Trinità degli Spagnoli (nel cuore dei Quartieri spagnoli, situati nel centro storico di Napoli), per dire al fratellino di 8 anni, che stava giocando nel vicolo, di rientrare a casa, perché era pericoloso restare in strada, per i troppi botti che ancora continuavano a esplodere.
Neanche il tempo di rivolgersi al bambino, che dalla strada, era partito un colpo di pistola calibro 7,65, andatosi a conficcare nell'occhio di Sarpa, «un bravo ragazzo», come viene ricordato adesso dagli amici, professione cuoco, tifoso della Juventus e appassionato di playstation. Il proiettile non gli diede scampo: Nicola mori all'istante, sotto gli occhi disperati della mamma, Velia, che pochi istanti prima, lo aveva esortato a chiamare il fratellino, per farlo tornare a casa.
I sospetti sulla morte assurda di Nicola, caddero subito su Manuela Terracciano. La ragazza al momento dello sparo era in vico Trinità degli Spagnoli. Si stava recando con i cugini proprio nel palazzo dove Sarpa viveva, per andare a trovare la nonna. C'è chi sostiene di averla vista con la pistola in pugno, alzare la mira e puntare verso il cielo: un modo criminale per fare festa, un fenomeno in espansione, soprattutto nelle zone dove comanda la camorra. Proprio come i Quartieri spagnoli, dove i clan spadroneggiano. Poche ore dopo, la Terracciano era già sparita. In gergo camorristico, si dice, quando ancora manca un provvedimento della magistratura, «latitanza volontaria». E lei, la figlia del boss è sparita dai Quartieri, fino a ieri pomeriggio, quando, ha deciso di consegnarsi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Non nella casa circondariale di Pozzuoli, pur essendo più vicina a casa, per il timore di eventuali vendette trasversali. Un fratello della indagata, Eduardo, infatti, è un collaboratore di giustizia mentre il padre, Salvatore, si trova rinchiuso in cella da due anni, per estorsione.
Soddisfatto per l'esito di questa prima fase di indagine e per la scelta di costituirsi della Terracciano, il questore, Antonino Puglisi. «La donna ha accolto il mio invito ad affidarsi alla giustizia. Francamente ci speravo. Ma, anche l'indagata avrà modo di chiarire meglio la sua posizione».
Questa volta nel muro di omertà, contro il quale gli investigatori solitamente in zone di camorra, vanno a sbattere, c'erano delle crepe.
«Radiovicolo» ha dato una mano al vicecapo della squadra mobile, Andrea Curtale, che ha potuto contare su qualche testimonianza. D'altra parte, Manuela Terracciano non è una ragazza qualunque: lei è la figlia del boss, è conosciuta, viene guardata e salutata con rispetto, dagli abitanti della zona. E anche al vico Lungo Trinità degli Spagnoli, è conosciuta perché spesso si recava dalla nonna a farle visita. La presunta assassina, prima di entrare in cella, si è difesa dall'accusa di omicidio volontario. «Non ho mai impugnato una pistola in vita mia». Un'autodifesa disperata, dalla casa della tragedia, non hanno dubbi. «Manuela Terracciano non si è costituita di sua spontanea volontà, ma l'hanno costretta a costituirsi.
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