Caso Diciotti, ex consigliera comunale di Napoli abbandona il M5s

La scelta all'indomani del voto sul caso Diciotti. Francesca Menna si era dimessa dal consiglio comunale di Napoli a pochi giorni dalla nascita del Governo gialloverde

Caso Diciotti, ex consigliera comunale di Napoli abbandona il M5s

“Il voto di ieri è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso". Così Francesca Menna ha spiegato all’Adnkronos la decisione di abbandonare il Movimento cinque stelle, all’indomani del voto sul caso Diciotti. Eletta nel consiglio comunale di Napoli alle Amministrative del 2016, a giugno scorso aveva deciso di dimettersi dalla carica, poco dopo la formazione del Governo gialloverde. All’epoca già avvertiva una “enorme distanza politica, etica e culturale rispetto a quella nuova aggregazione di persone”. E ora la scelta di abbandonare il Movimento. La decisione l’ha comunicata in mattinata, con un post pubblicato sul suo profilo Facebook. “Vedendo quello che siamo diventati – ha scritto - e soprattutto chi abbiamo imbarcato e chi stiamo aggregando mi rendo conto che abbiamo fallito. Volevamo sconfiggere il potere dal suo dentro, il potere ha sconfitto noi”. Poi ha concluso: “Lunga vita a ‘Leopoldo Pisanello una banale casualità?”.

Menna, docente di veterinaria all'Università Federico II, è stata uno dei fondatori del meetup di Napoli. Prima pentastellata ad entrare nel consiglio comunale di Napoli, con il candidato sindaco M5s, Matteo Brambilla. "E' come se con il voto di ieri avessi avuto purtroppo la conferma della distanza tra me e il progetto del Movimento 5 Stelle, che non è più quello in cui credevo. Io rimango salda alla mia visione storica del meetup e come me molti altri storici del meetup napoletano”, ha dichiarato. “Il mio gesto – ha detto - vuole affermare con forza che quello che noi volevamo costruire non è ciò che il Movimento è adesso". Per Menna l’attuale situazione del M5s si era andata già delineando dal momento in cui si è deliberato di allearsi con la Lega: “Una decisione sulla quale non ci è stato chiesto di esprimerci, né siamo stati interpellati sugli eventuali punti del contratto di governo.

Sarebbe stato interessante poter partecipare, ma con un'assemblea, non con una votazione con domande già decise, una scelta che offende la mia intelligenza". Un modus operandi, prosegue Menna, "che si è ripetuto sempre più, dall'adozione di un capo politico fino alla votazione di ieri, che sancisce che la legge non è uguale per tutti".

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