La decisione del Comune di Napoli di aumentare la tassa di soggiorno di 50 centesimi, facendola così passare da 2,5 a 3 euro, sta incontrando fortissime critiche da parte degli operatori del settore turistico ed imprenditori.
Molti, infatti, temono che il provvedimento, che entrerà in vigore dal 1° aprile, possa rappresentare un freno all’arrivo di visitatori nella città partenopea creando, di conseguenza, un impatto negativo anche sull’occupazione.
Il tema è particolarmente sentito tanto che per il prossimo 31 marzo è stata indetta una grande manifestazione di protesta che vedrà partecipare imprenditori e titolari delle strutture ricettive partenopea contrarie all’aumento della tassa.
L'Abbac, l'Associazione dei B&b ed affittacamere della Campania, è scesa subito in campo criticando pesantemente la decisione del Comune.
“Ci hanno convocato per farci prendere atto di una scelta unilaterale, ospiti costretti a subire un aumento mentre la concorrenza tra città e territori si fa sempre più agguerrita” ha affermato Agostino Ingenito, presidente Abbac. “I nostri gestori ora sono in imbarazzo a dover comunicare l'aumento ai turisti mentre mancano servizi, decoro e sicurezza e nulla si sa dell'utilizzo di quei fondi raccolti dai nostri operatori e versati nelle casse del Comune”.
Lo stesso Ingenito ha, inoltre, affermato che “è dannoso aumentare un'imposta quando ormai molti gestori hanno ricevuto delle prenotazioni, resta poi il problema mai chiarito della destinazione ed utilizzo di quei milioni di euro raccolti. Siamo a conoscenza delle problematiche finanziarie del Comune ma non può pagare il turismo, unico settore economico che sta garantendo reddito a famiglie ed imprese. Abbiamo lavorato in questi anni cercando di venire incontro al Comune, fornendo consulenze al Suap e alla Polizia Locale per garantire controlli. Un percorso costante di impegno con lo spirito di tutelare il turismo malgrado le tante storture di un sistema cittadino complesso”.
Altrettanto duro è stato l’affondo di Giancarlo Carriero, presidente della sezione turismo dell’Unione industriali di Napoli, che ha sottolineato come "i problemi finanziari del Comune di Napoli non possono essere risolti elevando la tassa di soggiorno, e quindi penalizzando l’attività turistica. I proventi della tassa dovrebbero essere destinati completamente al miglioramento dei servizi turistici, non utilizzati per fare cassa, come è finora avvenuto".
Carriero ha anche aggiunto, senza nascondere un profondo disappunto, che “al di là della decisione, in sé molto discutibile, sconcertano le modalità con cui viene ufficializzata. Siamo stati convocati ad horas dall'Assessore al ramo Daniele e dal Vice Sindaco Panini per apprendere che dal primo aprile, praticamente da domani, l'imposta aumenterà per quasi tutte le strutture ricettive, tranne quelle per cui era già stata elevata al massimo. Agli impegni e alle assicurazioni sulla concertazione con le parti sociali, insomma, segue in concreto la solita prassi, che è quella di decidere senza prima almeno interpellare i diretti interessati.
È un metodo che non può andare avanti, anche perché si finisce per danneggiare gli operatori di un settore che, tra i pochi, ha negli ultimi anni rappresentato una boccata d'ossigeno per l'economia del nostro territorio”.
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