RomaNapolitano lo prende amaro, La Russa invece agita energicamente il dispenser sopra la tazzina. Dietro il bancone, a fare da corona allo strana coppia, si sistemano i rappresentanti degli enti locali, Alemanno, Zingaretti e Marrazzo: il sindaco di Roma, con regolare fascia tricolore sul petto, conquista contento il posto alla destra del capo dello Stato. Un mini-vertice al bar dopo i discorsi e la deposizione delle corone dalloro a Porta San Paolo. È il ministro della Difesa ad aver lidea. «Presidente, che ne dice, rompiamo il cerimoniale e ci prendiamo un espresso?». Proposta subito accettata.
Dunque, un caffè, sorrisi e tanta cordialità. Ma che cosè che unisce Napolitano e La Russa? Coshanno in comune? Sembrerà strano, ma è proprio la Resistenza. Se infatti il capo dello Stato fa leva sulle ricorrenza dellotto settembre per parlare dei valori comuni e per dare la spinta decisiva alle manifestazioni per i 150 anni dellunità dItalia, legando la lotta ai nazisti con il Risorgimento, il ministro approfitta delloccasione per affermare che il Paese ormai non si divide più sul significato di questa data. «Sono alla Difesa da poco più di un anno. Lotto settembre scorso ebbi lonore di parlare prima del capo dello Stato, oggi, grazie a lui e al presidente del Consiglio, credo sia stato fatto un passo significativo verso la concordia». La Russa ricorda le «parole di pacificazione» pronunciate il 25 aprile da Napolitano e Berlusconi e «accolte con largo consenso». E adesso «il presidente della Repubblica con la sua presenza testimonia lunità di tutta la nazione nel celebrare questa data».
«Tanti furono i partigiani e tanti i militari che morirono per ridare indipendenza, libertà e dignità allItalia - dice Napolitano -. Contano molto le cifre dei caduti. Questi sono i valori fondanti del Paese, ed è necessario sottolinearlo oggi, che siamo alla vigilia, spero, dellinizio dellattività celebrativa per il 150° dellunità nazionale. Cè continuità tra le battaglie del Risorgimento e la nascita dello Stato democratico».
Il capo dello Stato, quando dice la parola «spero», calca molto la voce. Nelle ultime settimane il presidente del comitato Carlo Azeglio Ciampi e anche il suo successore al Quirinale si erano lamentati per il ritardo nellorganizzazione, mentre la Lega aveva lanciato un allarme opposto: se si lascia fare ai comuni, cè il rischio di spese folli e di realizzazioni inutili. Poi però il Cavaliere ha dato incarico a Sandro Bondi di preparare una lista di eventi e venerdì scorso è salito sul Colle con il ministro dei Beni culturali per sottoporre a Napolitano un elenco di undici opere significative e, vista la crisi, a prezzi relativamente contenuti.
Il presidente ha «molto apprezzato» liniziativa del governo e ha dato il via libera alle realizzazioni.
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