da Roma
Cinque anni dopo, dice Giorgio Napolitano, «ci stringiamo ancora attorno al popolo Usa» perché «non possono esservi incertezze sulla volontà di combattere insieme il nemico». Ma cinque anni dopo, la missione in Libano parte con un altro spirito. «Il dialogo - dice il capo dello Stato brindando allEliseo con Chirac - può prevalere sulluso della forza, i nostri Paesi lhanno dimostrato in questa circostanza. Francia e Italia non difendono solo una fragile tregua, ma il ruolo e la legittimità dellOnu e rilanciano il metodo politico per la soluzione delle controversie internazionali ponendo lEuropa al centro».
Un forte rilacio del multilateralismo e una mano a Prodi alla vigilia del voto sulla spedizione. Certo, «nessun dubbio» può cambiare una linea consolidata. «Il lutto che la barbarie ha inferto quel giorno a cittadini inermi dellamica nazione americana - sostiene Napolitano - è oggi più che mai presente nei nostri cuori e ci spinge a non dimenticare e a rinnovare limpegno comune a fronteggiare la logica del terrore e della distruzione». E non è una formula di circostanza: «In questo momento sento di esprimere i sentimenti più profondi di tutti gli italiani. Quando sono in gioco i valori fondamentali delle nostre democrazie non possono esservi incertezze». Però non è più tempo di guerre preventive. «Le nostre donne e i nostri uomini, insieme ai figli di tante altre nazioni coraggiose, sono chiamati a operare solidalmente nelle missioni volte a garantire pace e sicurezza. Esse si riconoscono nel ruolo dellOnu e nellimpegno di rinnovata schietta collaborazione tra Europa e Stati Uniti».
Al Senato, cerimonia solenne in ricordo dell11 settembre, con il voto sul Libano sullo sfondo. Franco Marini spera in un sostegno bipartisan. «Il mio auspicio è che il Parlamento senza esitazione, come hanno già fatto in una risoluzione congiunta le commissioni Esteri e Difesa, sia capace di confermare una posizione di larghissima condivisione». Una missione che, secondo il presidente di Palazzo Madama, si svolge in un segno di forte continuità nelle grandi scelte di politica estera. «Di fronte a fatti così gravi come quelli dell11 settembre ci sentiamo tutti americani, riprendendo il senso delle parole del presidente Kennedy davanti al Muro di Berlino. Allepoca dellattentato alle Twin Towers lallora premier Silvio Berlusconi affermò che lItalia era a fianco degli Stati Uniti, unespressione che rappresenta il forte e costante sentimento di tutti gli italiani, ieri come oggi». In questo senso, insiste, i rapporti tra Roma e Washington non sono cambiati. «Tutto il mondo civile, a ogni latitudine e senza incrinature, al di là di interessi e logiche particolari, deve portare avanti senza dubbi una lotta senza quartiere al terrorismo. La fraterna amicizia che ci lega agli Usa è robusta come lacciaio. Il nostro legame è dato da un comune saldissimo ancoraggio ai valori di libertà e di democrazia».
Parole accolte con favore dal centrodestra. «Se il suo discorso sui rapporti Italia-Usa e sulla continuità della politica estera del Paese - commenta Beppe Pisanu - fosse una dichiarazione di voto sul Libano, sono certo che il nostro sì sarebbe unanime».
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