Un Napolitano da Oscar. Oscar Luigi Scalfaro, però. Se il clima è tornato a essere quello del ’94, beh, anche il Quirinale riscopre il modello vintage. E nel lungo oscillare tra la linea dell'equilibrio e quella del Campanaro di Novara, sembra pencolare pericolosamente verso la seconda: pieno appoggio alle Procure, malcelata irritazione anti-berlusconiana e uno sguardo di comprensione alla «responsabilità» della Lega. Dopo aver sognato a lungo il ribaltone con un governo Fini (che guarda caso, fa rima con Dini), adesso sta vestendo con insistenza i panni del fustigatore del Cavaliere. Se tra qualche giorno lo sentiremo aprire un discorso ufficiale con un solenne «non ci sto», vorrà dire che la trasformazione sarà compiuta. Amen.
Del resto, che ci volete fare? Chi vuol esser Oscar sia, del doman non v’è certezza. Ieri il capo dello Stato, con una nota, dopo aver smentito alcune ricostruzioni giornalistiche «fantasiose», ha tenuto a far sapere che: a) nel colloquio con il presidente del Consiglio quest'ultimo non ha mai evocato ricorsi minacciosi alla piazza; b) se le tensioni non smettono, la «legislatura è a rischio». Perfetto, no? Ma se il presidente del Consiglio non aizza la piazza e le tensioni continuano, non ti viene il dubbio, caro Napolitano, che le tensioni le stia alimentando qualcun altro? E se quel qualcun altro, per esempio, sono i magistrati che hanno scatenato una caccia all'uomo mai vista con finalità che sfiorano l'eversione, tu da capo del Csm e garante delle istituzioni democratiche che fai? Ti giri dall'altra parte? Fingi di non vedere? Chiudi gli occhi e fischietti «Bandiera rossa, bianca e verde la trionferà»?
Si sa che Napolitano non è mai stato un cuor di leone. Probabilmente il giorno in cui c’era lezione di coraggio alle Frattocchie, lui ha bigiato. Ma anche quando insegnavano logica, dev’essere stato a lungo fuori dalla classe. Vi pare? Un presidente del Consiglio, che si ritiene aggredito dai giudici, chiede aiuto al capo dello Stato e il capo dello Stato che fa? Gli suggerisce di affidarsi ai giudici medesimi. Ma quello non è un consiglio: è istigazione al suicidio. Un atto di cattiveria puro. Come se in una barca circondata dagli squali, il comandante della nave lanciasse l’Sos: «Aiuto, ci stanno attaccando», e la capitaneria di porto rispondesse: «Buttati in acqua e affidati a loro. Con le loro pinne ti porteranno a riva». Che cosa pensereste di quella capitaneria di porto? Ecco, è quello che viene oggi da pensare di Giorgio Napolitano. Qualcuno ha detto che ha una certa propensione a lavarsene le mani, come Ponzio Pilato. Ma in circostanze come queste non si può essere Ponzio Pilato.
Napolitano lo sa. Sa che quello in atto è uno scontro senza precedenti, sa che la magistratura ha gettato la maschera utilizzando tutto l'utilizzabile e anche l’inutilizzabile per far secco il Cavaliere, sa che le Procure l’hanno fatta fuori dal vaso, che gli sms usciti da Napoli sono un’indecenza, che la pubblicazione di intercettazioni con numeri di telefono privati, agende e colloqui di nessuna rilevanza pubblica sono un'oscenità, sa che tutto questo avviene per sovvertire nei tribunali ciò che non si riesce a sovvertire in Parlamento e nelle urne, e pur sapendo tutto questo che cosa fa? Dice di abbassare i toni. E di affidarsi ai giudici. Scusi, signor presidente, ma se i giudici sono quelli che considerano prove importanti le farneticazioni notturne di Sara Tommasi su Obama, Ronaldinho e gli ufo, ebbene, ci si affidi lei. Io, abbia pazienza, avrei qualche timore.
Lo vede, caro Napolitano, che mi sta diventando proprio come Oscar? Tale e quale: abbonda di retorica per nascondere la sua faziosità, finge di non schierarsi e invece è schierato. E fa il Sancho Panza delle Procure: giustifica ogni loro abuso, tollera ogni loro follia, non interviene mai per evitare la loro violenta invasione della privacy. Interviene invece, come con la nota di ieri, per mandare un messaggio intimidatorio a Berlusconi: «o ti fai massacrare dai tribunali o metto fino alla legislatura, sciogliendo le Camere dove hai la maggioranza (più volte riconfermata). Che cosa preferisci?».
Bella domanda, davvero: proprio da garante delle istituzioni. Complimenti, caro Oscar Luigi Napolitano. Del resto non sei nuovo a intuizioni geniali. Ricordi l’Ungheria? Ci hai messo cinquant’anni per capire che quando da una parte c’è la violenza e dall’altra la democrazia è meglio schierarsi con la democrazia.
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