Politica

«Napolitano si sente offeso? Pensi ai giudici politicizzati»

nostro inviato a Bruxelles

Non tira schioppettate a casaccio, perché innervosito dai giudici o in quanto ode farsi sempre più minaccioso il campo degli oppositori. È un Silvio Berlusconi lucido, quello che sale in Europa e sparge le sue pillole esplosive, contestando la politicizzazione della Corte costituzionale, ricamando sulla «ipocrisia» di tanti, avvertendo che lui prosegue comunque la sua lunga marcia, escludendo elezioni anticipate.
Sbaglia chi crede che il premier sia in affanno. Che il suo alzare la mira sia solo una tattica difensiva. È tutt’altro. E lui ci tiene a farlo capire e tira dritto senza alcun timore di inciampare. «Avete dormito bene? Io benissimo!» comunica ai cronisti che stazionavano davanti al suo albergo, ieri mattina, dopo la prima giornata del summit e dopo una cena di gala coi giovani del Ppe che si sentono dire come non solo per il governatorato della Campania abbia in mente una candidatura della «società civile», ma che lo lasciano serafico i Napolitano, i Fini e le Finocchiaro che gliene «hanno dette di tutti i colori». «La mia unica colpa - comunica ai 100 e passa juniores giunti agghindati come si deve all’appuntamento - è quella di dire le cose come stanno! Mi contestano per questo? E io che dovrei dire dei processi mediatici di Annozero, delle accuse teatrali nei miei confronti, di tutte le voci più che incontrollabili che mi fanno piovere addosso?».
Lui si sente sereno. Ironizza sulla ritirata dei Graviano sul fronte Dell’Utri che aveva fatto spargere vagonate d’inchiostro e di calunnie: «Che vi devo dire...? Ci sono state le... comiche!». Calmo, ma ben deciso a dire la sua, anche con una serie studiata di piccole provocazioni. Come accade quando, prima di lasciare Bruxelles, nel corso di un pranzo offertogli dagli eurodeputati del Pdl, prima consegna alle signore un gioiello a forma di croce («Visto che non ce lo fanno appendere, ve lo regalo io!»), e poi - su insistenza degli eletti che provengono da An per un armistizio con Fini - mastica amaro ma chiarissimo: «Da parte mia c’è tutta la buona volontà, ma dall’altra parte pare non sia così. Se va da solo avrebbe il 3%, con il simbolo di An il 4%».
Messaggio inequivocabile, come del resto già in precedenza ne aveva inviati al co-fondatore. Come altrettanto netta, è la replica al Napolitano «allarmato e preoccupato» per la piega delle cose, per quegli attacchi alla Corte Costituzionale o al Csm che dal Colle son visti come un sisma distruttivo. «In realtà le preoccupazioni ci dovrebbero essere per l’uso politico della giustizia, contrario alla democrazia ed alla libertà. Io - ci tiene a precisare Berlusconi con il volto di chi non ha intenzione di rinnegare proprio nulla - non ho fatto nessuna accusa, ho solo fotografato con serenità una situazione che tutti gli italiani informati, consapevoli e di buon senso, hanno chiarissima».
E allora «basta col festival dell’ipocrisia», si guardi semmai come lo trattano in certe trasmissioni Rai, si vadano a esaminare piuttosto le parole violente di Di Pietro. «Io sono calmo e tranquillo». Sono gli altri che «attaccano e discreditano». Comunque, per evitare di subire nuove accuse, Berlusconi torna a far capire che il suo atteggiamento non è affatto guidato dalla voglia di un ricorso alle urne: «Lo dico qui con chiarezza. Non ho mai pensato neanche una volta alle elezioni anticipate. Il governo - assicura - porterà a termine la legislatura, secondo quanto deciso dagli italiani con il voto». Certo, gli piacerebbe non poco che il clima cambiasse, rileva che sarebbe cosa buona e giusta «fare le riforme, anche con l’opposizione». Ma poi dice si sentir parlare Bersani e a quel punto di sentirsi «cadere giù le braccia». Ma come? Non si era forse fatta persino una bicamerale vista la condivisione sulla necessità di una riforma? Non è anni che se ne parla di rivedere una Carta ormai «vecchia»? «E ora ci si meraviglia perché noi vogliamo cambiarla?». «Pretestuosità assurde» quelle sollevate dall’opposizione di questi tempi. Per questo «le modifiche necessarie le porteremo avanti». Meglio, se con il concorso dell’opposizione, altrimenti - fa capire - senza.
Riparte da Bruxelles, Silvio Berlusconi, offrendo il suo sì (200 milioni di euro l’anno per tre anni) all’ipotesi Ue di concorrere alla salvaguardia del clima finanziando i Paesi più poveri, ma ben deciso a reclamare che anche gli altri Grandi della Terra s’impegnino a fatti e non a sole parole.

Ribadisce che Tremonti resta in corsa per l’Eurogruppo, e annuncia che il prossimo piano quinquennale europeo - al di là di interventi per ridurre la disoccupazione «ora che la situazione economica dà segni di stabilizzazione» - vedrà impegnati i 27 specie sui temi di giustizia, libertà e sicurezza con un programma finalmente comune per la regolazione dei flussi migratori.

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