Pedro Armocida
da Roma
Neanche a farlo apposta, come spesso accade, finzione e realtà si mischiano. Così la notizia, che poteva sembrare una trovata pubblicitaria, della giovanissima attrice neozelandese Keisha Castle-Hughes, a cui stato affidato il ruolo di Maria madre di Gesù in The Nativity, in dolce attesa a soli 16 anni d'un figlio dal diciannovenne fidanzatino Bradley Hull, conosciuto tre anni prima sui banchi della scuola superiore, è stata confermata proprio dalla diretta interessata che si è detta «entusiasta all'idea di diventare madre la prossima primavera». Ovviamente Keisha Castle-Hughes, la più giovane candidata all'Oscar della storia come migliore attrice nel 2002 per La ragazza delle balene di Niki Caro, non è sposata e altrettanto ovviamente non sarà presente alla prima mondiale del film in Vaticano domani pomeriggio nella sala Paolo VI (preceduta dalla lettura di Gigi Proietti dei passi del Vangelo della natività e da una raccolta benefica a favore della costruzione di una scuola a Mughar in Galilea dove vivono cristiani, drusi e musulmani), anche se la New Line, produttrice del film che uscirà in tutto il mondo venerdì prossimo (in Italia in più di 500 sale distribuito da Eagle Pictures, la stessa di The Passion), addebita la sua assenza agli impegni dell'attrice «su un altro set in Nuova Zelanda» e non all'imbarazzo della Santa Sede.
Nativity, diretto da Catherine Hardwicke che nei suoi precedenti Thirteen e Lords of Dogtown aveva già soffermato la sua attenzione sul mondo dell'adolescenza, racconta tutta la fase precedente la nascita di Gesù, con l'annunciazione e con i giovanissimi Maria e Giuseppe alle prese con un evento più grande di loro tra la diffidenza degli abitanti di Nazareth. Poi l'arduo viaggio della coppia fino a Betlemme, città natia di Giuseppe, per il censimento ordinato da re Erode. Infine la nascita di Cristo. Come ha scritto il nostro Andrea Tornielli, dopo averlo visto in anteprima, «Nativity è un film dal forte impatto emotivo che non scivola mai, se non all'ultimissimo minuto dei novanta della pellicola, nel quadretto devozionale e nella scenografia da presepio». Un risultato che la regista, giunta ieri a Roma con gli attori Oscar Isaac (Giuseppe) e Shohreh Aghdashlooo (Elisabetta) insieme allo sceneggiatore Mike Rich, attribuisce al fatto che «si è cercata un'intimità epica perché la storia è grandiosa e maestosa e si estende lungo luoghi che fanno rimanere senza fiato per la loro bellezza, ma allo stesso tempo volevamo che trasparisse ciò che questa giovane coppia doveva affrontare, sia gli ostacoli fisici che le difficoltà emotive, in un modo personale e viscerale».
Catherine Hardwicke che si professa «protestante presbiteriana», s'è chiesta più volte perché la produzione abbia deciso di proporre un film religioso proprio a lei: «Nel film Maria dice perché io?. E con la giovane attrice spesso ci siamo chieste perché l'hanno affidato a noi. Ci siamo rimesse al fatto che le vie del Signore sono infinite».
Ma ciò che sicuramente l'ha convinta a girare una delle vicende più note di tutti i tempi è che «Maria è la più famosa teenager della storia. L'età dell'adolescenza è così difficile perché è il momento in cui scopri te stesso e la tua identità. Quando ho saputo che Maria aveva 13-14 anni mi si è spezzato il cuore. Questa chiave di lettura ci ha permesso di andare a fondo nel personaggio».
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