In Italia, se si ha il coraggio di dire la verità sull’omosessualità, si diventa vittime di reazioni isteriche della lobby dei gay, capeggiata da un collega intelligente e di parte come Grillini e uno solo di parte come Luxuria. «Le coppie omosessuali sono costituzionalmente sterili»: ecco la frase del contendere che ha fatto insorgere chi mi ha accusata di non conoscere la Costituzione. Allora, mi sono chiesta: ma ci fanno o ci sono? Ignoranti, intendo, nel senso più stringente del termine. Perché non c’è bisogno di scomodare né la Costituzione italiana, né la giurisprudenza per scoprire che costituzionale non è solo ciò che è conforme alla Costituzione ma, in senso medico, ciò che è aderente alla costituzione fisiologica dell’individuo. Ed è in questa accezione che sia io, sia il prof. D’Agostino, dal quale ho espressamente tratto questa citazione, intendevamo utilizzare quel termine. Oltretutto la mia affermazione è il riconoscimento di un principio di diritto naturale e non certo un’invenzione mia o di chi sostiene questa tesi. Tesi che si riferisce solo alle coppie e non ai singoli soggetti omosessuali verso i quali non nutro alcun tipo di pregiudizio. Ma forse il problema è altrove, e cioè che in Italia non è tollerabile che una donna, per di più estranea al «teatrino della politica» e non schierata con quei partiti per i quali batte la maggior parte dei cuori di cronisti e commentatori politici, possa toccare il cuore del problema. Nella mia relazione al convegno sulla famiglia ho semplicemente detto che la famiglia ha la sua unicità in quel magico e misterioso atto che è la nascita di un nuovo essere umano e che per questa ragione il legislatore gli ha garantito una particolare tutela giuridica.
Basta questa considerazione, semplice e razionale prima che giuridica e politica, a far comprendere che non esiste alcuna ragione per cui uno Stato debba garantire a due omosessuali di essere riconosciuti come coppia.
È in questo contesto che ritengo i «Dico» socialmente pericolosi, non tanto per i diritti che riconoscono, che potrebbero essere tutelati e garantiti attraverso atti amministrativi o modifiche al codice civile, quanto per la nascita di una forma di convivenza certificata alternativa al matrimonio.
A noi, però, non basta contrastare i «Dico». Vogliamo impegnarci a rafforzare la famiglia, che in Italia è stata indebolita da politiche non certo favorevoli. Vogliamo anche in Italia un sistema che spinga a fare più figli, non solo grazie all’aiuto economico, ma soprattutto per il riconoscimento sociale e giuridico della famiglia e del ruolo della donna-madre.
La famiglia per noi rappresenta le fondamenta della nostra società e anche se i «Dico» appaiono una mediazione di basso profilo il pericolo di crollo è grande.
*Deputata Forza Italia
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