Egregio direttore, dopo aver letto il suo articolo e la risposta del segretario provinciale di Alleanza nazionale Gian Franco Gadolla, mi consenta queste considerazioni in merito alla scissione di Storace. Essa era da tempo nellaria, ma non ci si aspettava certo un congresso con quattromila delegati, né nomi del calibro di Buontempo, della Santanché ed altri al seguito della neonata formazione, cosa più importante limprimatur di Silvio Berlusconi personalmente presente allassise di fondazione del neonato soggetto nel ruolo di «benedicente e gaudente padrino». Purtroppo non sarà certo una scissione a spaventare i vecchi squali di An, che sin dai tempi del Msi con le scissioni ci hanno allegramente convissuto. Dallesperienza di Democrazia nazionale, della Fiamma di Rauti e di mille altre vicende similari, si ricava limpressione di una navigata arte della sopravvivenza, condita da compromessi dogni tipo e sorta. Non ci si illuda, quindi, An non scomparirà, ma una bruciante lezione di bon ton, politico potrebbe ridurne il peso politico, confinandolo al centro dello scenario politico. Qualcuno dirà che questo rappresenta quanto da Fini auspicato, vista anche la tradizionale propensione dei «destropositivi» a far da stampella ai democristiani dogni tipo e dogni tempo. Ma una cosa era far da stampella alla vecchia, gloriosa balena Dc del divo Giulio Andreotti, altro è la condivisione forzata degli esigui spazi del centro, occupati da Casini, Mastella, Dini, and Co.
Sarà come passare da un misero appartamento in un prestigioso quartiere residenziale, nellinvidiato ruolo di preferita dellharem, a quello, molto più tristo, della condivisione di tetto e di letto in uno squallido condominio di periferia. Era da troppo tempo che Fini flirtava con i neocentristi, con il Pd di Veltroni, e con spezzoni della sinistra come lItalia dei valori, per accreditarsi quale formazione riformista e referendaria, tentando di lasciare in «braghe di tela» il buon Berlusconi sdoganatore del neofascismo italiano.
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