Politica

Via Nazionale, la Cdl accelera sulla riforma

Il ministro: «Un processo a Palazzo Koch è l’ultima cosa da fare, ma dobbiamo adeguarci ai parametri Ue. Ora ci sono i tempi giusti per migliorare l’organizzazione di via Nazionale»

Silvia Marchetti

da Roma

La road map della Cdl per uscire dall’impasse Bankitalia è ormai tracciata. La priorità numero uno non è cacciare Antonio Fazio ma raddrizzare al più presto le disfunzioni dell’assetto bancario italiano, adeguandolo agli standard europei. Come sintetizza Sandro Bondi (Fi), Fazio non può diventare «il capro espiatorio di tutte le disfunzioni del nostro sistema economico-finanziario e dei rapporti tra questo sistema e alcuni partiti politici». E madre di tutte le «anomalie», secondo Stefano Saglia (An), primo firmatario del ddl risparmio, è proprio la natura stessa del sistema creditizio, dove i vigilati sono di fatto «proprietari» di via Nazionale. Il ministro Gianni Alemanno, in passato strenuo difensore di Fazio, non ha dubbi: «Bankitalia dovrebbe diventare un’Authority di proprietà dello Stato», da affiancare a Consob e Antitrust. La «proprietà» di Bankitalia allarma anche la Lega, pronta a sedere al tavolo della riforma a patto che non venga ostacolata l’operazione Bpi che mira alla nascita del «polo bancario padano». Secondo il ministro Roberto Maroni, invece di chiedere «lo scalpo di Fazio» occorre cacciare «fuori dalla Banca d’Italia il “salotto buono” della finanza» che si oppone alla Bpi. «Concedendo l’autorizzazione a Fiorani, Fazio ha sfidato l’establishment». Difende a spada tratta il governatore anche Rocco Buttiglione (Udc), convinta che «in questa vicenda troppi hanno giocato sporco».
Insomma, il tempo corre e lo scoglio maggiore non è Fazio. Occorre arginare la perdita di credibilità del paese e ridare fiducia ai risparmiatori. Il ministro Stefano Caldoro auspica che «riforma e autoriforma vadano di pari passo e che l’intero iter si concluda entro settembre». Idem per Ignazio la Russa: «La riforma va congegnata con equilibrio, in modo da non mettere a repentaglio l'immagine internazionale dell'Italia ma anche senza scaricare tutto sul governatore». E così, l’unica voce fuori dal coro è quella di Sandro Delmastro delle Vedove (An), che in «perfetta sintonia» con Vannino Chiti dei Ds chiede le dimissioni di Fazio.
Sul fronte dell’Unione è Romano Prodi a dettare la linea: il governo «deve assumersi le sue responsabilità» approvando il ddl sul risparmio con il mandato a termine del governatore. Concordano i Ds, che tramite Vannino Chiti invitano l’esecutivo «a dare prova di fare sul serio». Idem per Enrico Boselli (Sdi), che boccia la mozione per destituire Fazio avanzata nei giorni scorsi dall’Udeur e dalla sinistra radicale. Mentre il Dl Antonio Pinza, poco fiducioso che il ddl risparmio andrà in porto, invita il governo a fare subito «un decreto sulla durata del mandato, sulla governance e sulle competenze di Bankitalia». Ma la sinistra radicale affossa il confronto bipartisan.

Bertinotti (Prc), Marco Rizzo (Pdci) e Pecoraro Scanio (verdi) tornano a chiedere le immediate dimissioni del governatore.

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