Da alcune ore, nella tranquilla cittadina di Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze, il tema principale è diventato la recita di Natale di una scuola elementare locale, salita alle cronache per una polemica tra genitori, docenti e politica. Tutto inizia alcuni giorni fa, quando i genitori vengono a sapere che il progetto dei canti natalizi portato avanti dal docente di religione, con la collaborazione di un maestro esterno, sarebbe stata "proibita a seguito di alcune isolate proteste all’interno del corpo docente". Così spiegano i genitori in una nota firmata e diffusa alla stampa locale, sostenendo che la motivazione sarebbe che "i canti, essendo legati alla tradizione natalizia e al progetto di religione, non avrebbero coinvolto gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica". Un'accusa di non inclusione, quindi, ha di fatto spinto allo stop per tutti.
Mai primi a essere stupiti di questa scelta pare siano stati proprio i genitori dei bambini che non vi avrebbero partecipato ma che avrebbero comunque assistito ai canti, si parla di 28 bambini su un totale di 77. Per i genitori, in nome di "un’inclusione di facciata si è così deciso di escludere i bambini che si aspettavano di cantare davanti a compagni, genitori e insegnanti". Niente canti religiosi dentro la scuola quindi in nome del principio di "o tutti o nessuno", da qui la decisione in extremis del docente di religione di portare i bambini, in accordo con i genitori, nel piazzale esterno della scuola, su suolo pubblico, per farli comunque esibire con quel progetto a lungo preparato. "Giù le mani dal Natale, dalle nostre tradizioni e dalla nostra cultura. Vietare i canti natalizi dentro una scuola perché ritenuti religiosi è una vergogna. Nessuno obbliga i bambini a partecipare ai canti, ma nessuno ha il diritto di vietare ad altri bambini di intonare canti natalizi all’interno di un progetto scolastico", ha dichiarato il consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Matteo Zoppini, annunciando un'interrogazione.
Dal canto suo, la scuola ha provato a giustificarsi, soprattutto a fronte delle lamentele dei genitori. Silvia Innocenti Becchi, vice dirigente scolastica dell'istituto, ha spiegato con un'intervista a una testata locale, che "c'è stato un iniziale errore di comunicazione. Il docente di religione ha fatto entrare nella scuola una persona esterna senza informare né la segreteria, né la dirigente scolastica". Si tratta del maestro di musica che ha aiutato nella preparazione, che per un vizio di forma burocratica si trova al centro della questione. Ma questo sembra essere il pretesto, perché in un secondo passaggio la docente ha aggiunto che "occorreva un piano meno approssimativo, coinvolgendo tutti i bambini. Anche i 28, su 77, che non fanno religione avevano diritto a cantare. Natale è la festa di tutti: brutto prevedere che alcuni bambini stiano solo a guardare i compagni che cantano". Se si vuole essere precisi, il Natale è la festa di crede nella nascita di Gesù, non di tutti, essendo il fondamento della religione cattolica. Secondo Becchi, quindi, "è stata scelta una posizione polemica con la scelta del maestro di religione di organizzare l’esibizione fuori dalla scuola" perché era stato "proposto di rinviare il concerto per coinvolgere tutti i bambini, inserendo nel programma anche canti laici con l’obiettivo, inclusivo, di far partecipare tutti alla festa. Ma non è stato accettato".
Spostare i canti di Natale organizzati da un insegnante di religione, probabilmente a dopo Natale visti i ristretti tempi organizzativi, per inserire anche i canti laici inclusivi, non poteva essere una proposta accettabile, né per il docente e nemmeno per i genitori.
Stupirsi del fatto che l'insegnante di religione non abbia accolto quella richiesta, scegliendo piuttosto di svolgere i canti all'esterno, significa aver completamente perso il senso della festività religiosa, riducendola a un passaggio di calendario festivo come un altro.