Garlasco, avanza l'ipotesi di una rogatoria internazionale: ecco perché

I social assumono un ruolo nel caso di Garlasco e la procura ora indaga anche sui possibili post pubblicati a ridosso del 13 agosto 2007

Garlasco, avanza l'ipotesi di una rogatoria internazionale: ecco perché
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L'indagine tradizionale di Garlasco procede, venerdì 4 luglio ci sarà il nuovo incontro per l'incidente probatorio per la ricerca di elementi biologici, e per il momento non sono emerse risultanze tali da incidere sulla sentenza definitiva di condanna per Alberto Stasi. Ma l'incidente probatorio è solo una parte della grande indagine che la procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone, ha riaperto per fare definitivamente luce, e togliere ogni dubbio, sull'omicidio di Chiara Poggi. Gli investigatori di oggi sembrano convinti che sulla scena del delitto ci fossero almeno due persone, da qui l'iscrizione di Andrea Sempio nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio in concorso. Ma finora non sono emersi dettagli incontrovertibili che lo collegano al delitto.

La procura sta lavorando nel più stretto riserbo possibile, le indiscrezioni che finora sono emerse non forniscono dettagli di rilievo, ma si continua a lavorare. In questo contesto si inserisce l'ipotesi di una possibile rogatoria internazionale a Meta, attuale titolare del social network Facebook, per ottenere tutti i contenuti condivisi da Sempio a partire dal 2007. In quegli anni Facebook stava muovendo i primi passi in Italia, non era così diffuso e non tutti erano in possesso di un account ma Andrea Sempio pare fosse tra quelli che già usavano il social di Zuckerberg. I magistrati vogliono effettuare delle verifiche sui post eventualmente pubblicati attorno al 13 agosto 2007. La rogatoria si rende necessaria per recuperare eventuali post che potrebbero essere stati cancellati.

Contro Sempio non c'è niente, dalla spazzatura analizzata finora nell'incidente probatorio non ci sono sue tracce ma solo quelle di Chiara Poggi e Alberto Stasi.

Non ci sono trcce biologiche sulle fascette para-adesive, quelle che ci sono sono inutilizzabili, e non c'è più l'impronta 33, in quanto l'intonaco sarebbe stato stato distrutto dopo la condanna di Stasi. La procura comunque va avanti e percorre tutte le piste possibili per fare finalmente chiarezza su un caso che da 18 anni anima l'opinione pubblica.

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